Sveglia puntata alle 6:30, ma alle 5:40 sono già in piedi. Colpa della solita adrenalina che sale prima di una giornata che stai aspettando da tempo.
Tiro fuori il borsone ed inizio a riempirlo con lo stretto necessario. Centoventi chilometri mi stanno aspettando, forse anche di più. Check-up veloce alla bici, gonfio le ruote, l’attrezzatura è pronta.
Senza una canottiera nel borsone non posso partire.
“Metti che hai freddo?” dice mia madre. Sono attrezzato con una giacca termica, ma senza canottiera non mi avrebbe lasciato uscire di casa.
Le previsioni non sono bellissime, ma sono convinto di riuscire a schivare la pioggia. Se pedalo in fretta!
Ancorato il borsone al portapacchi, insieme a 2,5 litri di acqua, sono pronto a partire. Niente musica nelle orecchie, decido di godermi un po’ il suono della città che si sveglia e di ciò che la circonda.
Fino a Garessio tutto sommato è semplice, qualche piccolo strappo, qualche falsopiano. Poco prima di Ormea mi supera un arzillo signore:
“Coraggio che dopo la salita è tutta in discesa!”
Quello che solitamente una persona si aspetta, penso io.
Alle 12:10 dopo una sosta per prendere un po’ d’acqua, mi fermo per pranzo vicino ad Ormea. La salita è già iniziata ma non ho idea di quanto manchi alla fine. Tempo 10 minuti e sono di nuovo in sella.
Arrivato in cima al Colle di Nava, mi sembra tutto fin troppo facile. Qualche centinaia di metro più in alto ci sono enormi quantità di neve. L’aria è molto più fresca ed inizia a scendere qualche rara goccia di pioggia. Tiro fuori il k-way e riparto. Una pioggerellina leggera leggera mi accompagna per qualche breve tratto. Nel complesso 12 chilometri di discesa: una pacchia! Raggiungo addirittura una macchina che mi aveva superato poco tempo prima.
Mancano 22 chilometri ad Imperia, e la minaccia di pioggia che fin’ora avevo agevolmente schivato incombe sempre di più.
Ad un certo punto un cartello stradale, che indica una discesa pericolosa al 7%, attira la mia attenzione. Poche centinaia di metri e mi accorgo, a malincuore, che indicava invece una salita. Le mie gambe mi lanciano come segnale un leggero crampo al quadricipite femorale destro. Mi fermo per fare due minuti di stretching ben fatto. Approfitto della pausa e per precauzione copro il borsone con un telo impermeabile, non si sa mai. La pioggerellina non accenna a smettere.
Quando mancano 11 chilometri ad Imperia la pioggia si fa più fitta. Fortunatamente mi separano numerose gallerie, per cui una volta arrivato ad Imperia ed aver chiesto indicazioni per la stazione ferroviaria, vi entro praticamente asciutto.
Il tempo di fare il biglietto per Ventimiglia e piove a dirotto. Osservo la pioggia scendere dalle vetrate mentre aspetto il treno.
La pedalata, per oggi, finisce qua.