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DAY #15: Marina di Ascea > Praia a Mare 104km

Mi svegliano i passi del custode, che per contratto deve prendersi cura anche di questa spiaggia libera. Mi dice di rimanere tranquillamente, ma anche se è presto decido di prepararmi a partire. Mentre smonto faccio ancora due parole con il signore, rumeno, che ha lavorato 10 anni in Germania, dove a suo dire si stava meglio che nel sud Italia.

Parto e subito sbaglio strada. Subito vuol dire che i primi 5km li ho buttati al vento. Inizio a salire, ma dopo un po’ la salita diventa “spingere la bicicletta” perché le pendenze sono toste. Faccio 40mt bici alla mano, e trovo un camioncino fermo a lato della strada. Ne approfitto per chiedere due cose: la direzione, e la strada con meno salite. Ottengo solo la direzione: mi dice che ad un certo punto, dove c’è una frana e relativo cantiere, mi toccherà di nuovo scendere e spingere la bici.

Procedo bene anche in salita, finché non arrivo al cantiere. La situazione è la seguente: un muro di 40mt ad una sola corsia mi si para davanti. Due operai ai piedi e due in cima. Io con i miei 55kg di carico totale.
Guardo la salita e bevo. Il muro è ancora lì e non si è mosso. Salgo in sella e preparo il cambio, ovviamente quello più morbido possibile. Riguardo la salita e parto. Tutti gli operai si fermano a guardare un pazzo a torso nudo, stracarico, affrontare quella salita impossibile.
Dopo le prime pedalate inizio a sentire l’incitamento dei ragazzi, ai quali sto regalando un attimo di ordinaria follia nell’arco della loro giornata lavorativa.
Sono in piedi sui pedali e spingo, un colpo alla volta e sono quasi a metà.
Inizio a zigzagare un pochino per attenuare la pendenza quando in cima arriva una macchina con quattro persone a bordo. Vedono la scena, si fermano ed iniziano a strombazzare, che misto al tifo degli operai sembra di essere allo stadio.
Non perdo un colpo ed arrivo in cima. Sto grondando di sudore, ma ce l’ho fatta. Vorrei poterglielo dire a quel signore che mi ha dato le indicazioni questa mattina. Ce l’ho fatta!!

Terminate le presentazioni di rito con gli operai in cima alla salita, vengo rassicurato sul fatto che il peggio è stato fatto. Mi fermo un po’ in disparte a godermi il paesaggio.

Scrivo due righe, accompagnato da una dolce melodia di sottofondo, proveniente da uno degli stabilimenti più in basso.
Poco dopo arrivano due ciclisti (con bici da corsa), di Chivasso, che ci rimangono un po’ male quando gli dico che non avevo spinto la bici. Mi fanno i complimenti, e mi dicono che quella salita era del 18%.
La stessa percentuale di Campagnano di Roma, dove però non ero riuscito a salire, vi ricordate?
Mi riempiono, senza saperlo, di soddisfazione.
Presto loro una pinza e cinque minuti dopo che se ne sono andati parto anche io in direzione Marina di Camerota.

La discesa mi permette di attraversare uno splendido paesello chiamato Pisciotta. Il centro è pieno di gente, tra cui molti ragazzi giovani, ed in quel preciso momento tutti quanti si stanno facendo due risate nel vedere una signora anziana, con il bastone, correre dietro ad un cane per cercare di prenderlo.
La scena è comica perché la signora mentre dice: “vieni qui!” al cane, sbatte violentemente il bastone per terra. Il cane, quindi, si spaventa e si allontana sempre di più. Questa scena, che si è ripetuta per diversi minuti, mi permette di scambiare due parole con dei signori del posto.

Dopo questo bel teatrino arrivo a Poderia, frazione di Celle di Bulgheria, quasi in cima ad una delle ultime salite della giornata. Qui mi fermo in un minimarket per acquistare il necessario per farmi due panini. Mentre mangio all’ombra racconto un po’ del viaggio ad una bella donna che mi chiede se per caso non volevo “maritarmi“.

Dopo essermi rifocillato e riposato mi aspetta solo più una bella discesa fino a Scario. Proseguo spedito superando rispettivamente Policastro Bussentino, Sapri, Acquafredda e Maratea.

Arrivo a Praia a Mare e con TripAdvisor trovo una buona locanda dove mangiare il pesce.
Siccome il sole inizia a tramontare cerco, verso l’estremità del paese, un posticino tranquillo dove passare la notte. Incontro però Jonathan, calabrese DOC, che mentre mi incrocia (in motorino con i suoi due figli a bordo, tutti rigorosamente senza casco) mi urla: “campìng!?!”

Contrattiamo sul prezzo, ed accetto l’offerta. Sono le 22:20 quando faccio il bagno nella spiaggia dinnanzi al camping.

Montata la tenda ho ancora il tempo di farmi due risate con il proprietario del campeggio prima di andare a dormire.

Sogni d’oro.

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