Mi sveglio ancora una volta in riva al mare, ancora una volta il sole non è sorto. La caviglia ha fatto un male cane durante la notte e fa ancora male, ma una volta smontato il campo la prima cosa che faccio è sistemare il cavalletto. Con tre fascette autostringenti lo aggiusto provvisoriamente e già mi sento meglio.
Pedalo tranquillo verso Capo Rizzuto dove mi fermo nel primo bar che incontro perché vedo diversi ragazzi in tenuta da cantiere. È il posto giusto: caffè e brioches 1,60€. Il prezzo più basso mai pagato.
Mi fermo nel dehor del bar e scrivo per una buona mezz’ora. Poi riparto facendo attenzione a non sforzare troppo la caviglia. Arrivato a Capo Rizzuto chiedo informazioni per il terzo posto indicatomi ieri dal proprietario del bar. Essendomi scordato il nome gli dico che mi hanno consigliato di vedere un posto che ha la sabbia rossa. Per tutta risposta mi dicono che si chiama “Villaggio Sabbierosse”. Mi consigliano una buona strada poco trafficata e vi arrivo senza difficoltà. Non guardo mai la mappa perché stavolta le indicazioni sono state molto accurate.
Foto di rito sulla spiaggia e riparto seguendo Google Maps per terreni sterrati e strade provinciali percorse sporadicamente da qualche trattore. Il paesaggio è suggestivo: infiniti campi coltivati, dove qua e là spuntano come funghi immense pale eoliche.
Arrivo a Crotone per le 11:30, mi preparo un bel piatto di pasta in riva al mare, aggiorno il diario di viaggio, conosco Giovanni (un altro cicloviaggiatore che arriva strombazzando sulla sua bicicletta), faccio il bagno e rosolo al sole. La città è splendida: le spiagge piccole ed attrezzate hanno un’acqua pulitissima. Mi fermo fino a tardi oggi, riparto solo alle 17:30.
Questa città mi ha tirato su di morale dandomi nuove energie. Sono di nuovo carico a mille e pronto a spaccare il mondo come i primi giorni di viaggio.
Alla periferia di Crotone sbaglio strada ma non gli do peso, sono euforico. Capisco anche il perché di così tante pale eoliche. Ci sono raffiche di vento che mi spostano la bici di oltre un metro. Fortunatamente in questo tratto percorro una strada laterale e poco trafficata, ma in alcuni punti controvento quasi non riesco ad avanzare. La differenza con il vento a favore è di oltre 7 km/h.
Faccio gli ultimi 45km su strada statale molto trafficata. Procedo spedito anche perché la caviglia fa meno male, ma continuo a non forzarla troppo.
Ad un certo punto, in una salita, inizio a sentire abbaiare. È uno splendido maremmano bianco nel cortile di una casa che mi sta correndo dietro lungo la recinzione. Purtroppo la recinzione ha un buco che non avevo visto, ed il cane ci passa tranquillamente attraverso. Ho alcuni metri di vantaggio ma accelero leggermente. Però sono in salita e non voglio forzare per via della caviglia.
Ma il maremmano guadagna terreno, per cui, preso un po’ dalla foga della situazione, salgo in piedi sui pedali ed inizio a spingere. Mi sembra di essere Pantani, la fine della salita è vicina ed il cane rimane a debita distanza. Dopo 300mt desiste e si ferma, poco prima che iniziasse per me la discesa.
Lo guardo mentre mi allontano velocemente, pensando a cosa sarebbe successo se mi fossi fermato e gli fossi andato incontro. Probabilmente avrebbe smesso di corrermi dietro.
Faccio ancora qualche chilometro di statale per poi buttarmi in riva al mare a Torretta, una frazione di 2000 anime. Mentre percorro il lungomare ho già adocchiato un ottimo punto per la notte. Mangio una bella insalatona al bar e vado a farmi l’ultimo bagno della giornata. Sopra di me un cielo stellato da sogno.
Barcollo, ma non mollo. Sono un inguaribile ottimista!