Parto prestissimo, e siccome mi tocca un bel pezzo di strada trafficata indosso il giubbetto rifrangente. Viaggio a testa bassa lungo la statale, dove in alcuni tratti stretti, sono costretto a fermarmi per lasciar passare i camion.
Ho un vento forte da sinistra a destra che mi butta contro il guardrail. In alcune occasioni rischio anche di cadere.
Fisso la pausa pranzo a Sibari, dove presumo di arrivare intorno alle 11:30.
Quando devio verso il centro città ho il vento completamente contro, e praticamente non vado avanti. È una sensazione che non avevo mai avvertito così intensamente.
Per non mangiarmi quintali di sabbia alzata dal vento e dai camion sono costretto ad indossare la bandana davanti alla faccia.
Arrivo a Sibari con mezz’ora di ritardo e dopo aver comprato un po’ di frutta trovo una bella panchina all’ombra con relativa fontana adiacente.
Mangio e mi riposo lasciando trascorrere le ore più calde della giornata.
Il vento non mi da tregua ma devo ripartire. Ho già percorso 70km e se tutto va bene dovrei riuscire a superare tranquillamente i 120km.
Invece arrivo a Trebisacce e la bici inizia a darmi dei colpi strani. Scendo e non vedo nulla. Risalgo ma il problema persiste. Dopo qualche chilometro arrivo ad Amendolara Marina, in prossimità di una Torre Spezzata.
Ricontrollo la bici e questa volta mi accorgo che il copertone posteriore sta per squartarsi per l’usura. Devo sostituirlo.
Mi fermo a fare due foto e qualche parola con un turista ed il barista di un chiostro sulla spiaggia.
So che lì vicino c’è un campeggio, ma l’idea sarebbe quella di cambiarmi i copertoni e ripartire, visto che sono solo le 16:30. Un po’ per curiosità entro nel campeggio per chiedere informazioni. È stata la scelta migliore che potessi fare.