Mi sveglio con l’attrezzatura completamente bagnata. L’umidità è così alta che ho acqua su tutto l’equipaggiamento. Mi tocca aspettare che sorga il sole per poter far asciugare il sacco a pelo e rimetterlo a posto.
Parto quindi molto più tardi del solito e arrivo a Termoli, dove faccio colazione in un bar in periferia: 2€, benvenuto al nord!
Più tardi, quando scollino ed oltrepasso la città, vedo un litorale sconfinato pieno di lidi e costruzioni a ridosso del mare. Rimango molto deluso anche perché ben abituato agli scenari, a volte anche un po’ selvaggi, del Gargano.
Ma la mia avventura sta volgendo al termine, oramai mancano pochi giorni ed il mio obiettivo finale è Ravenna dove conto di prendere un treno per rientrare a casa. D’altronde da questo viaggio ho ricevuto tantissimo, per cui anche se gli ultimi chilometri non saranno degni di nota, avrò per sempre un bellissimo ricordo nel cuore delle persone incontrate e dei paesaggi naturali visti.
Mi aspetta diversa strada statale, ma appena esco dalla città noto dietro di me, grazie allo specchietto retrovisore, due ciclisti con bici da corsa.
Vedo che, più o meno, andiamo allo stesso ritmo, per cui li aspetto e chiedo loro se posso mettermi in scia. Sono padre e figlio, e li seguo a ruota fino a Vasto per più di 30 chilometri. Sono gentilissimi anche perché rallentano un poco per permettermi di stargli dietro agevolmente. In compagnia questo tragitto vola in un lampo, e ottengo anche un sacco di indicazioni sulla città ed il litorale.
Dalla Puglia entro direttamente in Abruzzo (perché il Molise non esiste, e ora ne ho le prove). Proseguo in solitaria e in una salita prima di Ortona salgo sui pedali per essere più comodo. Di rimando la ruota anteriore si sgonfia poco a poco. Giusto il tempo di arrivare in cima, ed è a terra. Fortunatamente c’è una pensilina, per cui mi siedo all’ombra e come prima cosa mi mangio le ultime due pesche rimaste di quelle che mi aveva lasciato il mio collega Davide.
Procedo con calma a cambiare la camera d’aria, ho un buon margine di tempo e non ho alcuna fretta.
Proseguo verso Ortona e mi fermo per pranzo nel ristorante di un campeggio a Torino di Sangro Marina. Faccio due parole con un’animatrice che mi dice che il posto è molto carino ed, elencandomi una sfilza di aspetti positivi del campeggio, mi fa quasi venire voglia di fermarmi. Purtroppo però, finito di mangiare devo ripartire; conto di essere a Pescara entro sera.
Nel paese successivo, Fossacesia Marina, scopro grazie ad un noleggio di bici, che dovrebbe esserci una ciclabile che può condurmi fino ad Ortona. Sono degli ex binari ferroviari, che hanno riempito con della ghiaia molto grossa. Sono felice di potermi evitare così tanti chilometri di statale e mi ci fiondo a capofitto. Dopo 200 metri buco nuovamente l’anteriore. Torno indietro spingendo la bici e mi metto all’ombra di una pianta a cambiare la camera d’aria. A sto giro trovo una spina di cinque millimetri conficcata nel copertone. Rimuovo la spina con le pinze e rimonto tutto. Sostituire l’anteriore è più semplice perché non devo smontare l’equipaggiamento della bici.
Riprendo quindi a pedalare, ma abbandono l’idea della ciclabile anche un po’ per scaramanzia.
Arrivo finalmente ad Ortona, dove faccio un breve giro turistico per la città. Hanno uno splendido castello aragonese arroccato sul mare. Dopodiché alterno lunghi tratti di statale e brevissimi lungomare fino a Francavilla dove inizia una bella pista ciclabile fino a Pescara.
A Pescara ero già venuto l’anno scorso per lavoro, per cui inizio a cercare il ristorante in cui ero già stato e dove avevo mangiato bene. Mentre percorro la ciclabile cittadina mi affianca un ciclista ed iniziamo a parlare. Dopo poco si aggiunge un suo collega ed in una attimo siamo in quattro. Mi fanno fare il nuovo ponte ciclo-pedonale di Pescara e poi ci salutiamo. Torno indietro per la stessa strada perché ancora non ho trovato il locale che cercavo.
Ero convinto che la vita, e quest’esperienza, mi avesse già riservato il massimo a cui potevo aspirare. Invece, anche oggi, è riuscita a stupirmi.
Mentre ripercorro il lungomare per la terza volta mi affianca un signore con una bici ammortizzata. Ha il casco ed i pantaloncini neri della Decathlon, una maglietta arancione accesa ed un paio di scarpe giallo fluorescenti.
Mi chiede da dove vengo e gli racconto un po’ di quello che ho fatto. Poi gli dico che stavo cercando un posto dove mangiare cena, e per tutta risposta mi dice che se avessi avuto voglia di fare qualche chilometro in più l’indomani, potevo andare a fare cena e dormire da lui.
Abita in un paese vicino ad Ortona, ha ospiti a casa, ma insiste per cui accetto volentieri.
Lui è Angelo e per questa notte mi toglie, letteralmente, dalla strada. Finiamo il suo giro in bici percorrendo per la mia quarta volta il nuovo ponte di Pescara (le ho contate perché c’è parecchia gente che lo fa spingendo la bici, mentre io le ho pedalate tutte).
Torniamo indietro di diversi chilometri e durante la strada noto che alcune persone lo salutano. È un primario di uno degli ospedali della zona, oltre che essere una persona d’oro.
Arrivati alla macchina spacchetto la bici e le carichiamo entrambe sul portapacchi posteriore.
Arriviamo in un paesino di campagna nell’entroterra di Ortona, dove ci sono già ad attenderlo una coppia di amici di Torino, insieme ai genitori di Angelo. Non so se è voluto o meno, ma appena arriviamo mi aspettano due buonissimi piatti di polenta!
La serata trascorre piacevolmente, tra un piatto tipico ed un altro.
Ormai è già buio ed è tempo per me di andare a dormire. Dopo diversi giorni, nuovamente in un letto vero.
È proprio vero che le cose accadono quando meno te lo aspetti.