È il penultimo giorno ma è come se fosse già finita. Domani mi aspetta solo più un lungo viaggio in camper per tornare a casa. Alla fine per evitarmi quattro cambi di treno, con relativo carico e scarico della bici, i miei genitori sono riusciti ad organizzarsi per venirmi a recuperare.
Sto già sentendo parenti ed amici. Sto per rientrare. Manca davvero poco oramai.
Mi sveglio presto mentre Giorgio sta ancora dormendo poco più in là. Inizio a sistemarmi l’equipaggiamento quando sento un “Buongiorno” un po’ assonnato. Gli chiedo com’è andata la ricerca della sera prima. 10,16€ in meno di due ore, comunque un bel bottino.
Saluto Giorgio con un po’ di rammarico perché mi sarebbe davvero piaciuto trascorrere qualche ora in più con lui. Ha un sacco di esperienza di viaggio oltre che essere davvero simpatico. Mentre lui si avvia verso il mare per farsi un bagno io prendo i pedali per Ravenna.
Uscito da Pesaro inizio a salire in quello che è il Parco Naturale del Monte San Bartolo.
Giorgio mi aveva già avvisato che facendo la strada costiera avrei trovato tutti saliscendi ed effettivamente per diverse ore non faccio altro che alternare salite di breve intensità a discese molto corte.
Non ho nessuna fretta per cui me la prendo molto comoda. Mi fermo spesso sia per il caldo che per fare qualche foto.
A Fiorenzuola di Focara, mentre faccio approvvigionamento d’acqua, conosco Cristian con il quale mi fermo diversi minuti a parlare del viaggio. Interrotti in un paio di occasioni da altri ciclisti anche loro bisognosi d’acqua.
Faccio un giro ed una pausa un po’ più lunga all’ombra della torre campanaria di questo paesino, dal quale si gode di un’ottima vista.
Una volta raggiunto e superato Gabice Monte inizio a scendere verso Cattolica. Da lì percorro tutte strade secondarie, alternandole a lunghi tratti di ciclabile, fino a Milano Marittima dove mi fermo in spiaggia per fare un bagno ed una doccia.
A cena mangio un panino con una carissima amica e, dopo che lei se n’é andata, conosco il titolare del locale dove stavo mangiando. Si chiama Valentino ed ha un modo di vedere la vita che a me piace molto. Ad un certo punto della conversazione, dal nulla, mi chiede: “Secondo te cosa significa questo?” indicandomi un suo tatuaggio sul polso.
È un orologio che, all’interno del quadrante rotondo, ha i numeri che vengono risucchiati da un vortice.
È una domanda che non mi aspetto, perché di solito sono io che chiedo ad una persona cosa significhi il suo tatuaggio. Ci penso un secondo e poi gli dico: “C’è sempre il tempo”
Mi stringe la mano e mi fa i complimenti dicendomi che ero il primo ad aver risposto correttamente alla domanda.
Valentino ha abbracciato la filosofia buddista e mi lascia con una massima: “Apprezza ogni momento come se fosse l’ultimo. Ti preparerà per quando quel momento sarà finito ma allo stesso tempo ti permetterà di godere ogni istante trascorso in maniera molto più intensa.”
Arrivo al luogo d’incontro concordato con i miei genitori con un’ora di anticipo. C’è un baracchino di quelli che fanno le piadine (molto classico da queste parti) con alcune persone sedute fuori, per cui mi fermo a prendere una birra.
Vorrei scrivere ma non ci riesco. Mi piace sentire i discorsi della gente, sentire la brezza di sera, ascoltare i rumori della notte.
Prendo il cellulare, lo guardo e poi lo spengo. Assaporo poco per volta la mia birra. Lentamente.
Finisce qui dopo un mese di viaggio e quasi 2’900km.
Non sono triste, non ho spazio per questo sentimento nel mio cuore. Sono pieno delle emozioni che tutte le persone durante il viaggio mi hanno donato. Non è facile portare questo peso, ma penso che accetterò questo fardello più che volentieri.
Ripenso a tutto quello che ho vissuto e mi ripeto, per l’ennesima volta, che questa sarà senz’ombra di dubbio una delle esperienze più belle ed intense della mia vita. Al momento non so se riuscirò a trovare il tempo per poter fare qualcos’altro di simile.
La prima volta non si scorda mai.