Sto tornando a Milano. Alla stazione ferroviaria di Mondovì arriva il treno, ed entro nella prima carrozza di testa. Tutti con le cuffie nelle orecchie, chi sonnecchia, chi legge un libro. Un silenzio surreale.
Indosso anche io le cuffie, a sancire la fine definitiva ed inesorabile del mio viaggio. Non le mettevo da più di un mese. Significa che sto per tornare alla solita routine quotidiana e movimentata del lavoro.
Non ancora però. Arrivo in stazione a Torino e mi fermo ad ascoltare un ragazzo che sta suonando il piano. Un genere di musica classica che sembra proprio fatta per essere suonata con questo strumento. Trovo che non ci sia nulla di più rilassante. Mi chiede se io abbia delle preferenze e mi fa ascoltare qualche suo pezzo.
Ho i brividi mentre ascolto la sua melodia. Chiudo gli occhi e mi sembra di essere ancora in viaggio, che nulla sia cambiato rispetto a qualche giorno fa. Mi sembra di essere ancora in sella e questo mi fa ripensare a tutte le persone che ho incontrato e che mi hanno lasciato qualcosa.
Hector è un ragazzo brasiliano da dieci anni in Italia. Mi dice che non ha più nessuno, nemmeno i suoi genitori adottivi. Io continuo ad ascoltarlo per un po’, in piedi, al suo fianco.
Poi però devo andare, gli altoparlanti annunciano la partenza del mio treno. Nel salutarlo, prima di allontanarmi, gli dico: “Hai la tua musica, e da questa mattina hai un amico in più! Buona vita amico mio”. Mi stringe la mano e riprende a suonare.
Scendo a Milano Centrale già pensando a quello che mi aspetta al lavoro. Ma alla fine dei binari vedo tre ciclisti con equipaggiamento leggero, indubbiamente da viaggio. Non resisto e mi fermo a parlare con questi cicloviaggiatori. Mi chiedono del mio viaggio e io del loro. Stanno partendo e li invidio moltissimo. Mi fanno vedere il tracciato, e mi spiegano che usciranno dall’Italia.
Nel tragitto per andare al lavoro mi rendo conto di una cosa. Vedo nuovamente ciò che mi succede accanto. Sembra una sciocchezza, ma nella routine quotidiana precedente al mio viaggio avevo smesso di guardarmi intorno. Banalmente, davo per scontato ciò che mi circondava, e che tutte le cose fossero sempre lì, al loro posto, per me. Ora mi sono accorto che mi sbagliavo…
Sono felice perché sembra che quest’avventura non sia ancora finita, forse siamo solo all’inizio di un’altra storia. Forse i chilometri da percorrere sono ancora molti.
Una cosa però è certa: questo viaggio mi ha cambiato e lo ha fatto nel profondo. E non smetterà di farlo, neanche oggi.