Mi svegliano presto, mentre io avrei voluto dormire ancora un pò. Non sono per niente abituato a queste levatacce. Lo zaino è lì pronto che mi aspetta. Le mie spalle lo sono un pò meno. Le mie gambe tra poche ore inizieranno a mandarmi segnali che conosco fin troppo bene. Ma oramai sono qua, ed è ora di prepararsi..
Conosco finalmente il proprietario di casa che ci fa trovare una tavola imbandita per la colazione, degna di un hotel quattro stelle. Si mangia allegramente commentando il dolce russare del compagno portoghese che ci ha accompagnato per lunghi tratti durante tutta la notte.
Finita colazione, ricevo il mio primo timbro sulla Credenziale, con il consiglio di farmelo timbrare anche all’ufficio turistico della Cattedrale. Usciamo per i saluti, il proprietario ci fa sistemare in cerchio per poi intonare una canzone di buon auspicio per i pellegrini diretti a Santiago. Il ritornello, manco a dirlo é: Ultreya et Suseya.
Mentre ripetiamo in coro, tenendoci per mano, le strofe della canzone inizia a piovigginare. Lo prendo come un segno fortunato, d’altronde da noi si dice “inizio bagnato, inizio fortunato!”
Sono le 8:20 e dopo aver acquistato la baguette di rito alla panetteria, ci avviamo sulla strada armati di k-way e coprizaino.
I primi chilometri volano che è una meraviglia, tant’è che partiamo in tre e dopo pochi chilometri siamo solamente più in due. Charles, un buon camminatore, ci ha distanziati agevolmente.
Alterno tratti da solo, a lunghi pezzi insieme a Catherine. In pochi chilometri si trattano gli argomenti di una vita intera: casa, scuola, lavoro..e sembra di conoscersi da un sacco di tempo, anziché da poche ore. Questo è un aspetto che mi piace molto. Oltre al fatto che trascorriamo lunghi momenti senza dire nulla, semplicemente guardandoci, oppure ammirando il panorama senza proferire una parola. Senza alcun imbarazzo..
Prima pausa breve dopo due ore di cammino, per poi veder sbucare, dopo altre due ore, Charles che si era fermato da qualche parte.
Si prosegue insieme e ci si ferma per pranzo al termine di un sentiero che altro non è che una Via Crucis di montagna. Dopo una mezz’ora abbondante, ci restano solamente più pochi chilometri al centro di Asson, la meta della mia prima tappa da pellegrino.
Siamo accolti in quella che pare una camerata antistante la casa del prete del paese. Alle 14:30, quando arriviamo non c’è un’anima in giro. Ne approfittiamo per fare la doccia, lavare i vestiti e rilassarci un’attimo prima di uscire per la meritata cena!
Nella camerata troviamo già Jan Kees, svizzero con origini tedesche, partito anche lui stamattina da Lourdes, ma che nonostante si sia a perso due volte lungo il percorso, è riuscito ad arrivare comunque mezz’ora prima di noi.
Dopo una animata partite a carte, nella quale sono arrivato clamorosamente secondo (senza dubbi colpi di scena all’italiana), decidiamo di trasferirci a giocare al tavolo dell’unico locale del paese che apre alle 17:30.
Alle 18 ordiniamo le meritate birre, alle 18:30 le pizze e prima delle 20:30 siamo di ritorno, esausti, alla nostra camerata.
Giusto il tempo di guardare un paio di video, programmare la sveglia per l’indomani, ed eccomi ronfare nuovamente in questo nuovo letto..