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DAY #2: Asson > Arudy 19km

Il bello viene adesso. Pensavo di svegliarmi con dolori muscolari che “mica te l’ha detto il dottore”..e invece..

Impacco, piego, metto via e si parte. Colazione nello stesso identico posto di ieri sera (come se avessimo scelta) e siamo di nuovo in marcia. Penso a quanto sia strano il Cammino. Sono partito due giorni fa in solitaria. Ieri eravamo in tre ed oggi siamo già in quattro.. Dopo pochi chilometri, nella città di Bruges, diventiamo addirittura cinque. E’ una donna particolarmente riservata, sembra rispondere alle nostre domande solamente per cortesia. Non si ferma con noi per la seconda colazione, ma prosegue dritto, per cui ritorniamo un quartetto. Inizia a piovere e ci bardiamo come si deve.

Ho bisogno di una fontana per l’acqua ma stranamente sembra non esserci nulla nei pressi della chiesa dove siamo in sosta. Catherine mi dice che dietro la chiesa c’è un cimitero, e lì dovrà esserci sicuramente una fontana. Un pò dubbioso mi avvio in avanscoperta con Jan Kees, e alla fine, nell’ultimo angolo del cimitero la troviamo. Fatta scorta d’acqua, siamo pronti a ripartire. Superiamo acquitrini, fiumiciattoli, proprietà private, campi non coltivati e via dicendo. Ogni tanto Charles ancora mi rimprovera per la mia scelta di usare i sandali per fare il cammino, ma nonostante tutto mi dice che la rispetta.
Soprattutto quando, attraversando un fiume, io posso mettere i piedi a bagno nell’acqua e lui no.

Jan Kees invece, dall’alto del suo metro e novanta, sembra un gigante buono che cerca di districarsi in mezzo alla boscaglia. Complice la sua calvizie, c’è un forte contrasto tra il rosa della sua pelle e il verde intenso della vegetazione circostante.

Arriviamo in un piccolo paesino a pochi chilometri da dove dobbiamo fermarci per la notte. Ci sediamo all’ombra di una chiesa e dalla finestra di una casa, di fronte a noi, sbuca una signora. Grazie a Charles, dopo nemmeno due minuti, quest’ultima esce con quattro “cervesa” in cambio di una preghiera (o di un pensiero a seconda di quello in cui crediamo) lungo il Cammino di Santiago. Alla domanda se mai avesse fatto il Cammino risponde: “No, vedo un sacco di pellegrini tutti i giorni” lasciando intendere che sono i pellegrini a farlo per lei. Pellegrini per i quali ha da sempre un gesto gentile, una parola, dell’acqua o addirittura un’aiuto medico. Mi chiede di dove sono, e dopo la mia risposta mi dice un po’ sarcastica: “Pieno di italiani qui”. Ci racconta che qualche tempo fa ha aiutato un pellegrino italiano, di Milano, che aveva dei problemi ai piedi, per poi andare a trovarlo in Italia qualche tempo dopo. Non c’è stato verso di pagarle le birre, ci saluta augurandoci “buen camino” prima di rientrare in casa.

Ci separiamo a Meyracq, e proseguo solamente più con Jan Kees. Arriviamo all’ospitale che altro non è che la casa parrocchiale della città, dove veniamo accolti da una signora tutta indaffarata, in quanto domani ci sarà la festa del paese. Nel giardino, una decina di signore, stanno spennando circa un migliaio di polli..

Pochi minuti dopo ecco sbucare dal nulla il nostro amico portoghese che si è fatto 46 chilometri partendo questa mattina alle 4:20 da Lourdes. José: un pazzo!
Condividiamo la stessa meta domani, per cui ho trovato un nuovo, e particolare, compagno di viaggio. A cena ci raggiungono nuovamente Catherine e Charles, e con José e Jan Kees formiamo decisamente uno strano gruppo. Videochiamo a casa mentre aspettiamo la cena. Insalate, crêpes, anatra arrosto, Foie Gras, birra e vino accompagnano questa serata particolarmente soddisfacente.

Finché dal nulla sbuca la cuoca nonché proprietaria del locale. Le facciamo i meritati complimenti per la cottura dei nostri piatti, e poi ne approfitto per scambiare due parole con lei. Scopro così che parla correttamente sei lingue: francese, spagnolo, italiano, inglese, giapponese, una lingua africana e il latino. Alla mia incredulità controbatte dicendomi: “Se hai un interesse verso una cultura, impararne la lingua diventa più semplice. Se ti innamori di una ragazza giapponese, ad esempio, imparerai il giapponese”. E’ una persona di una mentalità straordinaria, e mai più mi sarei aspettato di incontrarla in un piccolo villaggio come questo. Mi parla molto bene dell’accoglienza ricevuta in Italia durante un suo viaggio “on the road“, paragonandola all’ospitalità che si trova nei piccoli paesi di campagna francesi. E’ una donna incredibile, ha 65 anni ma ne dimostra venti di meno.

Questa volta ci salutiamo per davvero. Charles, Catherine e Jan Kees si ritrovano domattina alle 8. Io avevo programmato una tappa un pò più lunga per cui dubito fortemente di poterli rivedere. Oggi sono andato bene, ma ho costantemente adeguato il passo al resto del gruppo. Ho bisogno di sfogare un po’ la mente..
Domattina, dopo colazione e dopo aver salutato Jan Kees, partirò da solo per poi ritrovarmi con José verso sera.

Rientrato in camerata riporto le regole di casa all’ultimo arrivato: un polacco che parla pochissimo inglese. Mi avvalgo della potenza di Google Translate per non avere problemi di sorta, prima di coricarmi nel mio letto che oramai mi stava chiamando da diversi minuti.

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2 Commenti

  1. Il Maddy 26 Maggio 2018

    Stai pigliando un sacco d’acqua, Stefano?

    • stelyos 26 Maggio 2018 — Autore articolo

      Che non hai un’idea..piove tutti i giorni fino a domenica prossima..

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