Charles é da almeno dieci minuti che scalpita che vuole andare. A sto giro ci ho messo parecchio a prepararmi, sarà che mi sono alzato per ultimo. Stavo dormendo così bene..
Il nostro gruppo é il primo a partire. Si attardano la coppia di Bruxelles, Axel e Marie, e lo spagnolo che nonostante i mie sforzi linguistici, non riesco a capire che strada abbia intenzione di fare. Si aggrega a noi Daniel, il pellegrino che abbiamo incontrato a Lourdes arrivato ieri sera sul tardi.
La strada da percorrere è semplice: 13 chilometri di strada asfaltata fino a Mauléon-Licharre, dove programmiamo di fermarci per pranzo e abbandoneremo Jan Kees. Lui, in bus, rientrerà alla stazione ferroviaria più vicina.
Marcia forzata sotto una pioggia leggera ma non fastidiosa. Partiamo sin da subito con k-way e poncho e faccio partire dal telefono la registrazione della “Chanson de Compostela” che abbiamo intonato in cerchio il primo giorno di cammino. Il morale è buono e viaggiamo spediti. Charles come al solito conduce il gruppo, io e Jan Kees ci alterniamo in seconda posizione, scambiando di tanto in tanto qualche parola. Daniel tiene il ritmo ma fa un pò l’elastico. Si lascia distaccare per poi recuperare più avanti.
A circa metà percorso, con la pioggia che è aumentata di intensità, ci fermiamo una buona mezz’ora in un bar trovato ad un bivio della strada. Charles da ieri non sta molto bene di stomaco e ne approfitta per prender qualcosa di caldo.
Una volta ripreso il cammino, parto in testa per dare il ritmo, dietro richiesta di Charles ed imposto subito un passo troppo veloce che mi chiedono di rallentare.
Mi affianca Jan Kees e proseguiamo così per diversi chilometri senza proferire una parola. La pioggia incessante, i vestiti e le calze bagnate e le auto che passano al nostro fianco di certo non incentivano grandi discorsi.
Tengo la testa del gruppo fino alla città, dove li guido sulla strada più rapida per arrivare all’ufficio comunale. Qui Jan Kees deve ritirare la chiave dell’accoglienza pellegrina dove si fermerà questa notte.
In comune chiedo se è possibile fermarsi all’ostello per pranzare prima di ripartire, viste anche le cattive condizioni climatiche. Mi rispondono senza battere ciglio: “E’ per i pellegrini, potete accomodarvi come meglio credete”. Figata!
L’ostello è in pratica un appartamento con 8 posti letto (a castello), al secondo piano di uno stabile, dotato di tutti i confort. Facendo un rapido sopralluogo scopro che c’è anche un’asciugatrice per cui mentre pranziamo facciamo asciugare tutti gli indumenti bagnati che avevano addosso. Che meraviglia!
Per pranzo Jan Kees mette a disposizione paté di porco e baguettes mentre io tiro fuori dallo zaino: salame, formaggio ed una tavoletta di cioccolato. Daniel, avendo finito le scorte di cibo ieri sera, esce per comprarsi un panino in una panetteria vicino. Charles, non sentendosi ancora del tutto a posto sceglie di non mangiare.
Fatta asciugare la roba ripartiamo, accompagnati fino alla piazza centrale da Jan Kees. Ci salutiamo con un grande abbraccio, il grande ormone gentile è un po’ triste nel vederci ripartire, e pensa che non sarà del tutto entusiasta di rientrare al lavoro. Ma è contento di aver fatto una esperienza del genere, in preparazione al Cammino vero e proprio che inizierà l’ultima settimana di settembre.
Mentre lo salutiamo sopraggiunge lo spagnolo che ci accompagna per qualche centinaio di metri alla ricerca di un hotel nel paese.
Ripartiamo da Mauléon-Licharre in direzione Ordiarp dove Charles e Daniel hanno prenotato presso una struttura conosciuta grazie a Jan Kees. Io come al solito non prenoto nulla, vorrei proseguire ed arrivare a Saint-Just-Ibarre (quante volte in questi giorni ho sperato di fare qualche chilometro in più? Ho perso il conto oramai).
I restanti pochi chilometri che abbiamo volano via tutto sommano facilmente. Ad un certo punto Charles mi dice: “Siamo arrivati”. Ci metto un attimo a capire che la struttura presso la quale avevano prenotato, in realtà, é una casa privata.
Ci accoglie una gentilissima signora, di una dolcezza infinita. Ci offre subito del succo di mela da bere e le chiedo se posso fare rifornimento d’acqua. Le gambe reggono bene e restano solo più 14 chilometri a Saint-Just-Ibarre. Entro le 17 potrei riuscire ad arrivarci.
Mentre la signora fa accomodare i miei compagni di viaggio, ne approfitto per fare un giro dell’appartamento in cui si fermeranno. Stanze singole, letti matrimoniali e l’ultima stanza, quella vuota, ha il bagno privato. Cavolo, mi piacerebbe fermarmi, ma poi domani mancherebbero ancora 32 chilometri a Saint-Jean-Pied-de-Port, con l’ultima parte in salita. Sarebbe un suicidio.
Charles e Daniel mettono in atto una strategia geniale. Posati gli zaini chiedono alla titolare se fosse possibile farsi recuperare in macchina tra qualche chilometro. Avrebbero piacere di camminare ancora per una paio d’ore verso Saint-Jean-Pied-de-Port, per poi farsi riportare in macchina domattina nello stesso punto in cui arriverebbero oggi, ed avere così meno chilometri da fare l’indomani. Fantastico!
Ne approfitto così per la compagnia e, zaino in spalla, parto in testa a questa spedizione un pò balzana. Presto da subito il mio k-way a Daniel perché non ne ha uno. La pioggia è leggera adesso e vado bene in maniche corte, con solamente lo zaino coperto.
Dopo circa tre chilometri faccio cenno a Charles di passarmi davanti, inizio a sentire la stanchezza arrivare. Comincio a cantare la solita canzone che oramai mi accompagna mentalmente ogni giorno. Cantarla a voce alta, oltre che dare il ritmo al gruppo, mi infonde un pò di coraggio e mi permette di non pensare a tutti i muscoli del mio corpo che mi dolgono in quel momento.
A 10 chilometri da Sain-Just-Ibarre, ai piedi di una salita all’8%, la pioggia inizia a battere in maniera più violenta. Scende la nebbia e non vedo oltre i dieci metri. Charles allunga il passo e Daniel, poco distante da me, inizia a guadagnare terreno, finché non mi raggiunge e si adegua al mio passo.
Ricomincio ad avere male ai piedi e le ginocchia iniziano a mandarmi dei segnali poco piacevoli. Anche oggi ho chiesto, ed ottenuto, il massimo che potessi sperare dal mio fisico.
A questo punto ho quasi deciso, torno indietro con gli altri. Ne approfitto per scrivere a Denis, l’irlandese, per chiedergli dove si trova. Mi risponde che è arrivato a Saint-Just-Ibarre ma che l’accoglienza è piena e che dovrà dormire per terra. E’ ciò che distrugge ogni mia intenzione di proseguire. Un bel letto matrimoniale ed una lunga doccia calda mi attendono. Non avrebbe alcun senso farsi ancora sei chilometri in mezzo alla nebbia e sotto la pioggia per poi dormire per terra.
Tempo dieci minuti ed ecco sopraggiungere la titolare con la macchina. Torniamo indietro e facciamo la conoscenza di suo marito, che nell’officina di fianco alla casa aggiusta e riproduce mobili d’epoca. Mega doccia e piccola ronfata prima di cena, alle 19:15. A cena scendiamo di sotto, nell’appartamento dei proprietari, ed iniziamo con un po’ di Suze come aperitivo. Qui scopriamo che il titolare ha fatto il Cammino di Santiago otto volte, per due volte quello Francese che sto per iniziare. E’ così che ha poi deciso di incominciare ad accogliere i pellegrini che da Lourdes si dirigono verso Saint-Jean-Pied-de-Port.
Ci racconta parecchi aneddoti riguardo ai suoi cammini, alcuni esilaranti, altri decisamente da brividi. Per poi emozionarci tutti descrivendo ciò che ha provato la prima volta giunto a Santiago. Il resto della serata trascorre amabilmente. Questa coppia (sposata da 56 anni), ride e scherza con una semplicità disarmante. Trasmettono davvero un senso di amore e di appartenenza, che va ben oltre ciò che io posso comprendere.
Tra la miriade di informazioni che ci danno, mi segno un paio di spunti per abbreviare il percorso di domani.
Torniamo di sopra. Il tempo di scrivere due righe e per la prima volta da quando sono partito credo andrò a letto stanco, felice e sicuro di dormire, per una sera, come un bambino!