Sveglia presto, alle 6.04 sono già sceso dal letto. Inizio a preparami quatto quatto, come gli altri pellegrini che si sono svegliati con me. Sembriamo una squadra di ninja che sta tentando di svaligiare una casa. Tutti fanno molta a cura non fare rumore fino a quando..EEETCIUUU! Mi vien da starnutire e non faccio in tempo a trattenerlo.
Bevo un thé velocemente e finisco di prepararmi la borsa. Nell’entrare ed uscire dalla camerata la porta cigola, ma questo non desta il ragazzo che ci dorme proprio a lato. Dopo un pò si gira su un fianco per non avere la luce negli occhi, ogni volta che qualcuno apre la porta per il corridoio. Roberto, l’italiano conosciuto ieri, é già fuori che mi aspetta. Ci fermiamo all’uscita del paese per prendere una baguette e proseguiamo.
La scena che mi si para davanti una volta uscito dalle mura della città é suggestiva. Decine e decine di pellegrini camminano in fila indiana lungo la strada. Piano piano recuperiamo i più mattinieri finché la prima salita impegnativa non spezza le righe, e la fiumana si dirada a poco a poco.
La scena è abbastanza da film: davanti a noi due pellegrini camminano avvolti dalla nebbia, mentre dietro di noi non c’è nessuno. Tutto intorno solo foschia. Se non fossi sicuro di essere sulla strada giusta, ci vorrebbe poco a perdersi.
Ad un certo punto veniamo superati da due biciclette, per poi vedere i ciclisti spingere la bici quando la salita si fa veramente impegnativa. Dilettanti, penso io.
Dopo cinque chilometri il dolore alla caviglia diventa abbastanza insopportabile, e così lascio andare Roberto per poter allentare un pò il ritmo. Ci diamo appuntamento in cima per pranzo.
Durante la salita solitaria incontro un pò di persone, di tutte le nazionalità. C’é persino un signore che si trascina dietro un carrettino di 14 chilogrammi. Un coreano che procede ad un ritmo più lento della mia caviglia gonfia, o delle signore che si fanno forza una con l’altra. Gruppi di ragazzi a cui si uniscono viaggiatori solitari, oppure donne solitarie che scambiamo due parole per poi continuare ancora una volta da sole.
Ci sono pecore ovunque, e si sente il belare portato dal vento da chilometri di distanza. A volte si incrociano anche i pastori, con i loro fedeli cani che salutano con un cenno i pellegrini di turno.
L’atmosfera é molto bella, nonostante la nebbia bassa che a tratti, impedisce di vedere oltre i dieci metri. Arrivato a metà percorso ho giusto cinque minuti di tempo per poter fare due foto prima che, ancora una volta, la nebbia ricopra tutto.
Si continua a salire, fino ai 1400 metri. A questo punto una ripida discesa di circa due chilometri con 600 metri di dislivello mi riporta a Roncisvalle.
Ma 150 metri prima di arrivare all’ostello, ecco che ricomincia a piovere. Non potevo perdermela nemmeno oggi. Provo a correre per arrivare prima, ma non sapendo esattamente dove fosse l’ostello sono costretto a fermarmi per mettere il k-way e la protezione allo zaino.
L’albergues é in realtà una catena di montaggio. Una volontaria mi spiega cosa devo fare, uno mi aiuta a compilare il modulo di arrivo, una mi fa pagare e l’ultimo mi accoglie al piano indicandomi dove siano il letto e le docce. Il tutto fatto con il sorriso, la gentilezza e la simpatia di chi ci tiene a quello che sta facendo.
Sono piacevolmente colpito, ma allo stesso tempo stordito, da tutta questa organizzazione. E’ completamente diverso dai giorni precedenti, si vede che qua siamo sul Cammino di Santiago. Prima era tutto familiare, ristretto e intimo. Ieri sera già avevo sentito un pò di distacco. Oggi, nonostante la socievolezza dei volontari, mi ritrovo con un foglietto in mano con sopra indicato il mio numero di letto.
In coda per prendere il posto letto conosco una ragazza sud africana, Ryna, e un ragazzo cileno, Cristian. Finiamo nella stessa camerata e stringiamo subito amicizia. Insieme a noi arriva un ciclista italiano, e dopo poco usciamo a prendere una birra tutti insieme.
Nel frattempo arriva Lisa, una mia amica di Milano che inizia il cammino da Roncisvalle, e ci raggiunge al bar. Partita a scacchi (il cileno viaggia con gli scacchi) e poi cena con il classico menù del pellegrino.
Si chiacchiera ancora piacevolmente fino alle 22:00, quando le luci di tutti i dormitori vengono spente.
Domani, ad occhio e croce, saremo un gruppo di quattro persone a partire insieme. Ci sarà da divertirsi..