Ci aspetta un’altra lunga giornata di cammino oggi. Spero che i piedi reggano. Oramai i muscoli delle gambe e della schiena si sono abituati a questo stile di vita. Facciamo colazione con gli altri pellegrini e partiamo. Federico, il ciclista romagnolo, passerà dalla Decathlon a farsi sostituire il cerchione della bicicletta. Per cui, sicuramente, ci supererà più tardi.
Proseguiamo di buon passo finché non veniamo sorpresi da un lago che ci si para davanti al termine di una salita. Senza nemmeno pensarci due volte ci fermiamo per una piccola pausa, ed abbiamo modo così di fotografare una famiglia di cigni che si mettono in mostra per i passanti sulle sponde del lago.
La tappa di oggi non prevede l’attraversamento di molte città, per cui quando Emma fa presente la necessità di acquistare una cavigliera, l’accompagno nell’unica farmacia presente nella cittadina di Navarrete. Ci schiviamo così la salita nel vecchio pueblo che avrebbe decimato le poche forze che ci sono rimaste, dopo aver già compiuto dodici chilometri di marcia.
Appena usciti dal villaggio ritroviamo Marion, Ania e Alessandro e proseguiamo fino al piccolo villaggio di Ventosa chiacchierando sulle motivazioni che ci hanno spinto ad iniziare il Cammino e quello che abbiamo affrontato fin’ora. Giunti a Ventosa ci sediamo al tavolino di una bar per una birra e per pranzare con il solito menù: pane, salame, formaggio ed incredibilmente dell’humus che forse non avevo mai assaggiato prima d”ora. Ricompattato il gruppo ripartiamo per affrontare gli ultimi dieci chilometri che ci restano per terminare la tappa odierna.
Visto che il morale del gruppo é basso e la stanchezza si fa sentire, tiro per qualche chilometro in testa ad un buon passo, tant’é che i primi cinque chilometri quasi non si fanno sentire. Dopodiché insieme a Stefano intoniamo la solita canzone che ci portiamo dietro da diverse settimane, finché non restano che tre chilometri alla fine.
Attraversiamo distese infinite di vigneti, e null’altro. Finché giunti ai margini della città non ci troviamo di fronte cantieri e strade trafficate che spengono definitivamente la magia del cammino di oggi.
Ma poi ecco che, alla birra di fine tappa (la cervesa é troppo buona, non c’è niente da fare) succede l’inaspettato. Andrea, parlando con il titolare del bar, si fa indicare un buon posto dove andare a dormire. Entrati nell’ostello, stiamo per pagare, quando Andrea blocca tutta la combriccola dicendo che possiamo andare in un altro posto allo stesso prezzo, ma qualitativamente migliore.
E per qualitativamente migliore, intende che il titolare del bar conosce personalmente il proprietario dell’ostello, il quale ha un piccolo giardino sul retro dove possiamo cucinare la carne alla brace, in occasione del compleanno di Lisa.
Ci portano in macchina in questo ostello minuscolo, su tre piani, ma dotato di una bella zona sul retro, riservata al titolare in realtà, dove iniziamo a cuocere e bere vino.
Accompagnati dalla musica di una cassa della figlia del titolare, la serata trascorre piacevolmente all’insegna dell’ottimo cibo, delle chiacchiere e di una grande energia che si manifesta forte in questo gruppo, trascinato per una volta da Andrea che, parlando perfettamente spagnolo, intrattiene per tutta la serata il titolare.
Ne approfitto per fare un video-reportage della serata, con tanto di riprese aeree della festa e della piccola città in cui siamo ospiti, ma non solo.
Terminiamo la serata con cinque bottiglie di vino e non so più quante di birra. Alla fine, arriva un amico del titolare con delle paste, per chiudere magicamente la serata sempre a ritmo di musica, con balli e canti degni di una festa spagnola in piena regola.
Sono quelle situazioni inaspettate, le classiche situazioni in cui devi solo porti una domanda, quella giusta: perché no?
A sto giro, non potevamo fare scelta più azzeccata.