Non sappiamo ancora bene dove arrivare quest’oggi, per cui decidiamo di partire e vedere come stiamo.
Rimango un pò indietro a parlare con Emma, affrontando un interessante discorso sulla religione, dal suo punto di vista. Poco prima di pranzo mi riunisco agli altri, recuperiamo per strada la ragazza polacca, Ania, e proseguiamo con Stefano finché non decidiamo di fermarci per pranzo.
A questo punto mancano pochi chilometri alla fine della tappa odierna e quando arriviamo a Belorado, avendo ancora le forze, decidiamo di fare gli ultimi cinque chilometri per arrivare alla prossima cittadina, Tosantos, dove dicono che ci sia un’accoglienza a donativo molto particolare.
Marciamo per tutto il tempo a fianco di una autostrada. Se si potesse solo guardare a sinistra, ed eliminare il rumore delle auto, sarebbe stata un tappa piacevole. Fortunatamente chiacchierando degli argomenti più disparati il tempo passa molto velocemente ed arrivati in ostello non ci pare vero che oggi abbiamo fatto tutti questi chilomentri. Fortunatamente il mio corpo ha iniziato ad abituarsi alla marcia costante.
Si dorme per terra su dei materassi, che in realtà sono molto comodi. Faccio una doccia veloce ed inizio a scrivere un pò, scambiando ancora due parole con Marion che è arrivata qua diverse ore prima di noi. Faccio un piccolo volo con il drone prima di rientrare per dare una mano in cucina.
A cena vedo che Alessandro, il pellegrino di Firenze, è seduto al nostro tavolo. A quanto pare, ho avuto una seconda occasione che questa volta non mi lascerò sfuggire.
Dopo cena veloce orazione, dove leggiamo le preghiere delle persone che sono passate presso questo ostello circa tre settimane fa. Leggiamo circa una decina di preghiere che spaziano dalla richiesta di aiuto per un parente, ad un pensiero per un caro defunto. A me tocca la lettera di una donna, che chiede di pensare ed aiutare tutte quelle persone che soffrono di depressione. Un argomento che mi ha toccato molto perché lungo questo cammino ho trovato proprio una di queste persone che ha avuto questo problema e poi, almeno in parte, é riuscita a superare il periodo.
Dopo l’orazione aiuto Emma e Stefano a finire di asciugare i piatti e chiedo ad Alessandro se può dedicarmi cinque minuti per raccontarmi la sua storia.
Perde il lavoro a 60 anni ed inizia a camminare per farsi venire in mente qualche idea.
Partito da Firenze 75 giorni fa, percorre parte della Via Francigena per poi attraversare la Francia sulla via Tolosana. Effettua una piccola deviazione a Lourdes, dove fa il bagno e prende la messa in italiano, fermandosi un giorno a riposare. Gli chiedo se ha partecipato alla processione e mi risponde che secondo lui, quella serve per chi ne ha più bisogno. Lui non ha niente di così importante da chiedere.
Da Lourdes prosegue poi verso il passo del Somport e si ricongiunge al Cammino Francese dopo Puente la Reina. Il suo intento é quello di raggiungere Muxia e poi Finisterre prima di rientrare in aereo da Santiago.
Gli chiedo come si sia trovato nei vari paesi che ha attraversato e mi dice che in Italia ci sono grossi problemi di ospitalità, di tracciatura di sentieri e pochi monasteri a donativo. La Francia vanta una buona segnaletica, ed una più varia ospitalità in quanto ci sono monasteri che fanno ospitalità a mezza pensione con 35€. Fino ad Arles c’è una catena che lo ha ospitato in famiglia giorno dopo giorno, dopodiché la catena si è interrotta, anche a causa dei numerosi ponti festivi di Maggio, nonostante avesse programmato le tappe con dieci giorni di anticipo.
Mi dice che in Francia ci sono molti viaggiatori e poche strutture per dormire a basso costo. In alcune città non c’è nulla, per cui é anche difficile trovare da mangiare: alcuni paesi sono così piccoli che non hanno nemmeno un alimentari. Se poi capiti di domenica o lunedì trovi anche i negozi chiusi. I sentieri in Francia, non sono mantenuti bene, a volte conviene prendere la strada perché molto meno pericolosa del sentiero.
Mi faccio raccontare del Cammino Aragonese e mi assicura che è meraviglioso dal punto di vista naturalistico e umano. C’é pochissima gente, si viaggia praticamente soli e questo gli ha dato modo di pensare e riflettere a lungo durante il tragitto.
Il Francese é invece molto più affollato: “Non puoi fare una foto senza pellegrini, ma questo può anche essere un aspetto positivo”.
Al termine di questa breve intervista gli chiedo se pensa che fare il Cammino gli sia servito. Ci pensa un secondo e mi dice convinto di sì. Gli è servito per stare bene dentro e fuori fisicamente e mentalmente. Si augura che possa servigli per il rientro, e lo salutò augurandogli lo stesso. In quei cinque minuti ho visto gli occhi di una persona forte ed orgogliosa. Una di quelle persone che non si arrendono facilmente dinnanzi alle avversità. Sono sicuro che riuscirà ad ottenere quello che vuole..