Per una volta partiamo ad un orario decente. Anche colpa del fatto che alle 6:04 si accendono le luci. Saluto Marion, in quanto lei sostiene che fermandosi a Burgos un giorno in più non avremo più la possibilità di rivederci.
Con Emma e Stefano ci avviamo verso l’uscita della città piano piano. Ci aspettano diversi chilometri di cammino a lato di una strada ad alta frequentazione.
Ci fermiamo in un bar per fare una colazione veloce, e becchiamo Bernard il signore francese. Ci confida che ha un pò paura ad affrontare la tappa odierna da solo, in quanto lo spaventano i chilometri di Mesetas in cui il paesaggio non varia fino all’orizzonte. Senza nemmeno pensarci gli dico che possiamo farne un pezzo insieme.
Ripartiamo così in quattro, e ne approfitto per farmi raccontare la sua storia. Mi racconta che ha un legame particolare con Lourdes. Negli anni della guerra due fratelli di suo padre partirono per il fronte e suo nonno promise che se fossero tornati sarebbe partito in pellegrinaggio per Lourdes.
Una volta terminata la guerra, i due fratelli rientrarono e qualche anno dopo suo nonno parti effettivamente in pellegrinaggio per Lourdes. Lo fece così anche suo padre e, all’età di 21 anni, lo stesso Bernard.
Ora, dopo 45 anni, oramai in pensione, si appresta a fare un altro pellegrinaggio, questa volta verso Santiago. Mi racconta un pò delle differenze enormi che ci sono nell’affrontare questo secondo cammino. Ai tempi del pellegrinaggio verso Lourdes non c’erano tutte queste indicazioni, non c’erano guide e nemmeno tutte queste persone che percorrono oggi il Cammino di Santiago. Era decisamente tutto più difficile. Dopo diverse ore di cammino ci fermiamo per una pausa mentre Bernard continua ad avanzare in solitaria.
Per pranzo ci fermiamo in cima ad una di queste Mesetas, dalla quale possiamo godere di una vista mozzafiato. Mentre mangiamo decine di persone ci superano, ma tutti si fermano almeno un istante ad ammirare il panorama oppure a scattare qualche foto. Dopo pranzo parlo un pò con Stefano mentre la povera Emma si mette le cuffie in quanto, nonostante viaggi da settimane con degli italiani, ancora non riesce a comprendere perfettamente la lingua (ma dobbiamo fare attenzione perché ci sorprende ogni giorno dimostrando un’ottima abilità nel ricostruire gli argomenti partendo da poche parole chiave).
Ribecchiamo Bernard nell’ultima parte della giornata odierna e affronto gli ultimi chilometri in sua compagnia, dove affrontiamo, tra i vari argomenti, il discorso della morte al quale non ero ancora mentalmente pronto. Lui d’altro canto, sa esattamente come gli piacerebbe andarsene.
Fortunatamente il panorama che ci fa da contorno é davvero molto particolare, e questo mi permette di alleviare almeno in parte la “pesantezza” del discorso che stiamo affrontando. Tutti i campi intorno a noi sono coltivati a grano, e si perdono a vista d’occhio. So che questo panorama mi farà compagnia anche nei giorni a venire per cui non me ne preoccupo troppo.
Ad un certo punto mi fermo però a fare una foto al cielo nuvoloso che mi trovo davanti. Le nuvole nere di pioggia che vedo in lontananza sono in forte contrasto con i campi verdi e rigogliosi che sto fiancheggiando. Questo paesaggio, seppure piatto, é davvero suggestivo.
Arrivato ad Hontanas, faccio velocemente la doccia ed esco per fare un giro del paese che concludo in dieci minuti netti, percorrendo anche tutte le strade secondarie. Le case, prevalentemente costruite in pietra, sono davvero poche, ma l’insieme del paese é davvero singolare. L’unico edificio degno di nota é la chiesa: un edificio mastodontico che mi aspetto tetro all’interno. Invece, una volta oltrepassato il portone di ingresso, mi ritrovo al centro di una navata completamente illuminata grazie ad un’ottima gestione delle finestre, nella parte alta della chiesa stessa. Il contrasto tra aspettativa é realtà é davvero molto forte.
Rientro in ostello, e dato che in questo paese non c’è campo, chiedo ad Emma se posso ascoltare un pò della sua musica, che si era scaricata prima di partire. Passiamo almeno un ora distesi sul letto, con le cuffie nelle orecchie, ad ascoltare artisti americani mentre aspettiamo che sia ora di cena. Alle 19 ci ritroviamo con tutti i pellegrini a mangiare una paella di tutto rispetto, accompagnata da dell’ottima carne, un pò di insalata ed un yogurt finale. La cuoca, nonché gestore dell’albergues é anche un’ottima animatrice.
Si dorme accompagnati dal solito ronfare tipico delle camerate numerose ma un pò di musica nelle orecchie mi aiuta ad addormentarmi. Domani mi aspetta un’altra lunga e faticosa tappa, per cui molto probabilmente partirò in solitaria..