Alle 5:38 una signora olandese tenta il suicidio inciampando sugli scalini della camerata e cadendo probabilmente addosso ad un signore giapponese. I giapponesi sono famosi per detestare il contatto fisico.
Mi sveglio contemporaneamente a tutta la camerata, imprecando, e cercando di immaginare la scena immerso nella penombra. Guardo verso Stefano, sveglio anche lui, e torniamo a dormire. Alle 5:54 la signora giapponese decide di accendere le luci di tutta la stanza. Un pò incazzato scendo dal letto ed inizio a prepararmi lo zaino, cercando comunque di fare meno rumore possibile.
Senza svegliare gli altri alle 6:13 sono già in cammino. Lo scenario é surreale. Una nebbia fitta non mi permette di vedere oltre i dieci metri, e il sentiero fangoso a causa del temporale notturno, non mi facilita il resto del viaggio. La prima ora mantengo, nonostante tutto, un ritmo di 5,1 km/h viaggiando per la prima volta da solo dopo settimane. Dopo più di un ora attraverso le rovine di un antico monastero e, complice la nebbia, mi sembra di aver fatto un tuffo indietro nel tempo.
Superata la prima cittadina inizio ad individuare e talvolta superare i pellegrini più mattinieri. Viaggiamo lenti e silenziosi avvolti nella nebbia. Le sagome scure si distinguono abbastanza bene in lontananza, in quanto sono in forte contrasto con il bianco della nebbia. Tutti gli altri pellegrini indossano il poncho, io come sempre sono in maniche corte. Finché non piove é inutile indossarlo.
Ad un certo punto un muro di terra mi si para davanti. In lontananza distinguo dei pellegrini salire tramite una strada che dolcemente taglia questa mesetas a metà.
Poco più avanti, superando l’ennesimo pellegrino, vengo salutato con un “buongiorno” per cui ne approfitto per fare due parole.
Lui é Fabio e la prima cosa che mi comunica dopo aver scoperto che sono originario di Cuneo é che suo figlio ha passato 12 anni nella comunità Cenacolo di Suor Elvira di Saluzzo. Non conoscendone l’esistenza la googlo su internet. E’ una comunità che accoglie giovani provenienti da tutto il mondo. Attualmente é presente in 18 paesi nel mondo, con ben 68 sedi. E’ indubbiamente un luogo di rinascita per alcuni di loro.
Mi racconta che nel 77, a seguito di un incidente autostradale, rimase per due ore incastrato nelle lamiere del suo camion. Si ferma sovente a controllare gambe e piedi in quanto porta ancora i segni di quel incidente. Nonostante questo, percorre in media oltre 30 chilometri al giorno.
E’ già stato a Santiago in moto più di dieci anni fa. E si era ripromesso che, una volta raggiunta la pensione, avrebbe fatto il Cammino di Santiago a piedi. Il primo maggio 2018 entra in pensione, un mese dopo eccolo a raccontarmi un pezzo della sua vita mentre prendo mentalmente nota di tutto ciò che mi dice.
Mi confida che tutto ciò che ha vissuto dall’incidente in avanti è un dono, perché sarebbe potuto morire. Praticamente é come se stesse vivendo una seconda vita.
Mi dice che gli fa piacere incontrare ragazzi giovani sul Cammino. Gli dico che ho lo stesso piacere nel trascorrere un pò di tempo con persone più vecchie di me, perché ho così l’opportunità di imparare qualcosa di nuovo.
Mi risponde dicendomi: “Ricordati che non smetterai mai di imparare dalla vita. Spendi bene il tuo tempo perché la vita é breve.”
Lo saluto e proseguo mentre lui si ferma per controllare le gambe. Arrivo finalmente in cima alla mesetas e ne approfitto per fare volare il drone, il paesaggio é davvero suggestivo. Non posso lasciarmi scappare un’occasione così ghiotta.
In uno dei villaggi più avanti ritrovo un signore australiano che viaggia con la figlia. E’ seduto al tavolino di un bar con un bel boccale di birra davanti. Dopo qualche ora, poco prima di pranzo, lo ritrovo seduto ad un altro bar, con un’altra birra in compagnia di due costaricani. Mi invita a fermarmi per bere, ma vorrei proseguire ancora un pò. Insiste per cui non me lo faccio ripetere una terza volta e mi siedo con una bella cana di birra in una mano ed un bocadillo nell’altra.Gli ultimi tre chilometri li faccio chiacchierando con una signora di origini slovene, che abita a Trieste. Parlando, in men che non si dica, ci troviamo di fronte al cartello della città di Fromista. All’ingresso della città c’è un ufficio turistico e ne approfittiamo per farci apporre il timbro sulla Credenziale. Qui conosco Marcello, un ragazzo sardo, che lavora come volontario europeo per un progetto della durata di otto mesi.
Poco più avanti ritrovo Andrea, con due immancabili bottiglie di birra acquistate al supermarket. Mi arresto a parlare un pò, perché entrambi non sappiamo se fermarci o proseguire. Lui per un dolore al piedi, io perché ancora non sono così stanco. Dopo un quarto d’ora circa riecco Marcello in bicicletta, che decide di rimanere a chiacchierare con noi. Dopo pochi minuti abbiamo pressoché organizzato la serata: cena a casa di Marcello, in cucina ai fornelli, chiaramente Andrea. Mentre loro si occupano della spesa io rientro in ostello a ritirare i panni stesi prima che inizi a piovere.
In ostello vedo arrivare prima Emma e poi Stefano. Mentre aspettiamo che Stefano faccia la doccia ne approfitto per prendere una birra con Emma e scambiare due parole. Il tempo di finire la birra che sopraggiunge prima Stefano e subito dopo Andrea che ha appena terminato di fare la spesa.
Mi avvio quindi con Andrea casa di Marcello, dove conosciamo poco dopo la sua coinquilina turca che risulta essere fin da subito molto simpatica e socievole. Il menù di Andrea, una semplice pasta a base di pesce, é degno ancora una volta di un ristorante stellato. Ad un certo punto Sabriye, la ragazza turca, fa partire “Bella Ciao” dal suo cellulare senza alcun motivo apparente. Io e Andrea ci guardiamo con gli occhi sbarrati! Lei ovviamente non capisce la situazione per cui le spieghiamo che, quella particolare canzone, é sostanzialmente la colonna sonora del nostro Cammino.
Caso, coincidenze o destino. Ognuno le chiama un pò come preferisce..
Torno in ostello poco prima che chiuda, ancora in tempo per fare un pò di casino con Stefano ed Emma che rientrano praticamente ubriachi dalla pizzeria affianco all’ostello.
Il Maddy 22 Giugno 2018
Minchia Ste, ma ti manca ancora un botto! Daje un po’, forza un po’. Echecazz, il prossimo campionato è bello che finito se vai così lento!