Notte movimentata sia per il mare mosso che per il via vai di gente. Alle sei e trenta esco per fare due video all’alba sul mare. Dopodiché mi preparo con calma siccome prima delle sette e trenta non attraccheremo.
Devo dire che la maggior parte delle persone ha preso seriamente l’obbligo di indossare la mascherina. Non ho visto nessuno senza, tranne coloro intenti a mangiare.
Mi reco a poppa, dove ho lasciato la bici insieme a quelle dei ragazzi svizzeri. Sistemo le mie borse con dovizia, finchè non sopraggiunge anche la coppia. Usciamo insieme dal traghetto e ci separiamo subito, io seguo un bella ciclabile che mi porta dall’altro lato di Olbia, in direzione Golfo Aranci.
La strada si presenta immediatamente irta di sali e scendi, però noto con piacere un certo rispetto, da parte delle auto, nei miei confronti. Chi mi supera lo fa sempre a debita distanza, oppure si ferma per aspettare le macchine che sopraggiungono in senso opposto.
Il paesaggio è brullo e piatto, tutto uguale. Distese infiniti di cespugli, tipici di questa zona della Sardegna, mi corrono ai lati fino a perdita d’occhio.
Faccio colazione con cappuccino e brioches per 2,70€. Dopodiché mi concedo almeno una buona mezz’ora sul lungomare della baia.
La cittadina é splendida, tranquilla e rilassata. Vedo che ci sono due camper di fronte ad una delle più grandi spiagge libere del paese, e dopo cinque minuti precisi, un signore si avvicina chiedendomi se non avevo voglia di buttarmi.
La voglia effettivamente è tanta, ma anche i chilometri che mi aspettano. Mi spiega che è uno dei camperesti (rispondendo alla mia faccia un pò inquisitoria) e mi da subito due dritte su dove mangiare e quali paeselli vedere nella zona. Contraccambio suggerendogli una città che mi sono segnato fin da prima di partire, e spiegandogli a grandi linee il mio itinerario.
Il primo paese che mi suggerisce il camperista é San Pantaleo e fortuna vuole che fosse proprio sulla mia strada. Riprendo a pedalare finchè non sopraggiungo in un piccolo arenile, a ridosso di una baia. C’è giusto un fazzoletto di sabbia che diventa il luogo ideale per prepararmi una deliziosa pasta al tonno. Nell’attesa noto che in lontananza ci sono anche i due ragazzi svizzeri, che per puro caso erano arrivati qua ben prima di me.
Ripartiamo a pochi minuti di distanza e ci alterniamo diverse volte lungo il tragitto, anche loro hanno la stessa direzione, con l’unica differenza che la destinazione è differente.
Ad un certo punto, quando mancano circa dieci chilometri a Palau, la strada inizia a salire e non accenna a smettere. Fa caldo, il sole picchia parecchio e come se non bastasse ho il vento contro.
Controllo la mappa e, per puro caso, quest’ultima mi segnala una fonte d’acqua a qualche chilometro di distanza.
I tornanti continuano a susseguirsi uno dopo l’altro, finchè dopo l’ennesimo strappo ecco la fonte tanto agognata. Ricarico tutta l’acqua possibile (circa cinque litri) e riparto.
Quasi al culmine della salite il paesaggio si stravolge completamente. Dai cespugli bassi e brulli, escono rocce lunari rosse, rendendo il paesaggio come quello di un film. Sembra di essere su Marte.
Incrocio ancora un paio di volte i ragazzi svizzeri, tra pause all’ombra e interruzioni fotografiche, finché non deviano per il loro campeggio.
Io ho un leggero fastidio alle ginocchia (dovuto quasi sicuramente ad un erroneo posizionamento delle placchette delle nuove scarpe a sgancio rapido) ma sono svogliato e non ho voglia di fermarmi a sistemarlo. Per cui, all’enesima salita subito prima di Palau, pedalo talmente piano che vengo superato da un ragazzo di corsa.
Mi fermo in cima al punto panoramico decidendo in un sol colpo di non vedere nè la Roccia dell’Orso, tantomeno la Fortezza di Monte Altura.
Entrambe infatti prevedono un bella salita per arrivarci e con ventidue chili di bagaglio e venti di bicicletta non ho molta intenzione di affrontarle.
Finisce così che sfoglio velocemente l’elenco delle strutture convenzionate del Cammino 100 Torri, e trovo subito ciò che fa al caso mio. Alla fine della discesa c’è un bel campeggio, sul mare, con ristorante annesso. Per stasera decido di prendermela comoda, e sfruttare al meglio tutti questi confort. Con sedici euro ho un posto per la tenda accerchiato da famiglie tedesche. A cinque secondi netti c’è la spiaggia: non potevo chiedere di meglio.
Monto la tenda, mi faccio un bagno, qualche foto al tramonto, finchè non giunge l’ora della doccia prima di un lauto pasto ristoratore a base di pesce.