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DAY #10: Teulada > Cagliari 90km

Mi sveglio consapevole che mi aspetta ancora una lunga salita prima di arrivare a Cagliari. Ho due possibilità, e scelgo senza indugio la più corta, anche se con un maggior dislivello da affrontare. Risparmio qualche chilometro, male non mi farà.

Smonto tutto con calma, e riparto in direzione centro città dove mi fermo il tempo per un caffè ed una brioches. Nei pochi minuti che resto all’interno del bar, un camion della nettezza urbana in procinto di lavare le strade, passa e mi rinfresca anche la bici. Ne aveva bisogno, non posso di certo lamentarmi.
Faccio rifornimento di acqua alla prima fontana, e sin da subito inizio a spingere in salita.

La salita è lunga, faticosa, dolorosa e costellata di innumerevoli pause all’ombra. Vado a rilento, ma continuo a pensare tra me e me che chi va piano, va sano e va lontano.
Mi supera qualunque cosa, camion, macchine, autovetture, netturbini, trasporto latte, camper, innumerevoli moto e anche ciclisti.

Ricevo però supporto in un paio di occasioni, quelle che ricordo con maggior vigore sono un motociclista che prima mi strombazza e mi saluta superandomi, e poi controlla nello specchietto se stessi ricambiando. Cosa che faccio a prescindere nei confronti di chiunque si sforzi di fare una strombazzata di incoraggiamento.
Anche un ciclista, incrociato a pochi chilometri dalla vetta, mi urla un:
– Dai che ci sei! – davvero incoraggiante.

Arrivo in cima a torso nudo. Sono ammaliato dalla mia abilità di iniziare a pedalare vestito, e di riuscire a togliermi la maglia pedalando e riporla nelle sacche laterali senza dovermi fermare. Ho raggiunto livelli di “risparmio energetico” davvero notevoli.
Un ciclista in bici da corsa si ferma a qualche metro da me, e ne approfitto per chiedergli come sarà la strada da qui a Cagliari. Mi rincuora dicendomi che solo più uno strappo di circa quattrocento metri mi aspetta prima del capoluogo di regione.

Dopo una lunga pausa, riprendo la bici ed inizio la discesa. Affronto l’ultimo strappo in salita concentrato al massimo e, fortunatamente, all’ombra di una pineta. Arrivo finalmente sul lungomare nei pressi di Chia ed inizio a pedalare in direzione Cagliari soffermandomi di tanto in tanto all’ombra di qualche albero per bere.
La strada è ancora lunga, il caldo non da tregua, ma ci sono diversi punti panoramici, e con le numerose torri di avvistamento presenti lungo tutta la costa, ogni scusa è buona per fermarsi a fare qualche foto.

In una di queste soste, un paio di motociclisti tedeschi si mettono in posa, con le loro moto, ai piedi di una delle torri per fare almeno mezz’ora di album fotografico.
Vorrei dirglielo che di torri ne troveranno altre, ce ne sono più di cento lungo tutto il periplo della Sardegna, ma no. Lo scopriranno da soli. Dopo l’ennesima torre, identica alla precedente.

Mi fermo in una piccola spiaggia nei pressi di Pula per fare un bagno e togliermi un po’ di sudore di dosso. Sono quasi arrivato ed il mio appuntamento con Simone – il mio migliore amico – è per questa sera alle nove e trenta.
Mentre sto bellamente rosolando al sole un venditore ambulante si ferma per propormi dei teli mare.
Gli dico che non ne ho bisogno, infatti già sono appoggiato sopra un telo.
Mi confida che volendo posso pagarglielo la prossima settimana. Siamo a fine stagione, mi dice, e sono in periodo di saldi.
Gli dico che la prossima settimana di certo non sarò più qua.
Il ragazzo guarda la mia bici, poi osserva me.
Mi chiede:
– Da dove vieni? –
Gli spiego brevemente il mio giro, e il mio itinerario per i prossimi giorni. Il tutto dura una manciata di minuti.
Se ne va e mi sorride, dicendomi:
– Grazie! –
Ma non un grazie ironico, d’altronde non ho acquista nulla. Grazie per aver speso due minuti del mio tempo per fare una brevissima chiacchierata con lui. Mi ha ringraziato per il tempo che gli ho dedicato, che seppur prezioso (come dovrebbe essere considerato da tutti) per me non è pesato affatto. Anzi, mi ha lasciato un segno, con quel suo semplice e genuino “grazie”.

Riprendo a pedalare verso il centro città, ed inizio a subire un po’ il traffico quando mi trovo nei pressi della zona industriale di Cagliari. Purtroppo ho verificato numerose volte e strade alternative per entrare in città – arrivando dalla costa – non ce ne sono. A supporto di questo, un paio di ciclisti con bici da corsa che incrocio sulla carreggiata opposta: testa bassa, un cenno di saluto e di conforto, prima di riprendere ad un ritmo sostenuto.
Per questo motivo, gli ultimi venti chilometri sono i più infernali dell’interno tragitto. Il peggio del peggio del periplo della Sardegna è arrivato qua. Macchine in coda, marciapiede inesistente e banchina impraticabile.
Come se non bastasse, negli ultimi dieci chilometri la corsia della carreggiata raddoppia e ne consegue che, gli automobilisti, si sentano liberi di aumentare consideratamente la velocità, senza rispettare i limiti.
Nota d’onore ai camionisti che in questo tratto di superstrada, avvistandomi in lontananza, mi superano tenendosi completamente nella corsia di sorpasso. Ho alzato un braccio in segno di ringraziamento ad ognuno di essi. Gli spostamenti d’aria che i camion rasenti provocano, possono essere fatali in circostanze simili. Grazie di cuore!

Finalmente l’ultimo tratto, ed entro esausto nella zona portuale della città di Cagliari. Percorro tutto il lungo mare, per poi addentrarmi nei vicoletti della città alla ricerca di qualche scorcio e di un punto panoramico. Faccio un giro veloce perché ho fame, e trovo finalmente ristoro in una paninoteca del centro. Finito il mio panino mi dirigo nuovamente sul lungomare, ed un ciclista – proveniente dalla direzione opposta alla mia – si ferma nel chiedermi da dove provengo. Capisco voglia farmi qualche domanda, per cui mi fermo e scopro così che anche lui sta viaggiando in bici, ma ha lasciato le sue borse presso un B&B della zona. Aveva raggiunto un camping fuori Cagliari, scoprendo sul posto che era chiuso causa Covid. Scoperta – gli faccio notare – che avrebbe fatto online, avesse consultato il sito web del camping.

Decidiamo di bere qualcosa insieme, e siccome era indeciso su cosa prendere, ordino due Ichnusa. Non l’aveva mai assaggiata prima, o per lo meno non sapeva fosse un prodotto locale (anche se recentemente acquistato dalla Heineken).
Tra una chiacchiera e l’altra mi confida di essere uno scrittore, che ha un blog in lingua inglese e ha scritto e pubblicato un paio di libri in francese. E’ infatti originario di Toulouse, ma vive da diversi anni a Bali, oramai. Di professione fa la guida turistica in moto e quad, e nel tempo libero ha deciso di viaggiare in bicicletta alla scoperta dei vari paesi. Quest’anno toccava alla Sicilia ed alla Sardegna.

Lo saluto quando manca poco alle otto. Ho ancora una ventina di chilometri da percorrere per arrivare al punto di incontro con Simone. Da qui in avanti percorro una splendida e suggestiva pista ciclopedonale, invasa da gente che corre ad ogni velocità, persone che camminano, gente che fa esercizi e ragazzi sui pattini a rotelle. Incrocio alcuni ciclisti con le bici da corsa, ma vedo solamente un altro cicloturista bardato di tutto come me.

Arrivo di fronte al McDonalds presso il quale ci siamo dati appuntamento con un’ora di anticipo. Ne approfitto per videochiamare per la prima volta i miei genitori.
Quando Simone arriva carichiamo bici e borse sul fuoristrada e ci fermiamo per un BigCrispy menù e relativo dessert al Mc. Zero sbatti, e dopo dieci giorni di dieta rigida uno sgarro me lo posso decisamente permettere.

Parlarvi di Simone richiederebbe un libro a parte. E’ un amico d’infanzia con il quale ho condiviso moltissimi anni scolastici e oltre. Per vicissitudini varie, è tornato al suo paese d’origine e ci siamo chiaramente persi un po’ di vista. Ma ogni volta riusciamo a recuperare, come se il tempo trascorso lontano si fosse fermato. In pochi minuti si riassume quanto successo fin’ora e la sua opinione per me, vale quanto quella di un fratello.

Inutile dirvi che i prossimi due giorni passati con lui, a casa dei suoi genitori, saranno per me un momento di relax, dove qualsiasi preoccupazione e paranoia sarà messa da parte. Saranno due giorni di tranquillità, come se fossi a casa.

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