Mi sveglio presto come al solito, ma questa volta mi giro consapevolmente sull’altro lato e mi rimetto a dormire. Il check-out deve essere fatto entro le dodici, chi sono io per non rispettare tale prescrizione.
Verso le otto e trenta decido finalmente di uscire dal mio loculo (la mia tenda) e dopo essermi dato una rinfrescata prendo la bici per dirigermi in posta a spedire alcune cartoline. Rito doveroso che compio oramai durante ogni mio lungo viaggio.
Sulla via del rientro mi fermo anche per fare colazione e prendere qualche pezzo di pizza e focaccia per la giornata. Spendo 7,70€ dal panettiere, per quattro miseri pezzi di focaccia, e pago pensando di aver subito un furto.
Rientro in campeggio ed inizio a sparecchiare il campo base con una lentezza degna di un bradipo.
Alle undici e trenta ho quasi finito di riporre la tenda, e mi avvio verso la reception a saldare il mio conto.
Uscito dal campeggio mi restano da percorrere ventinove chilometri per arrivare alla città di Olbia. La strada statale 125 è semplice da seguire e praticamente non mi fermo mai per controllare le indicazioni: non ne ho bisogno.
Gli ultimi dieci chilometri, come quasi sempre, li percorro sotto un sole infernale ed inizio a cantare canzoni remixate senza un briciolo di senso, preso dai deliri dei colpi di sole. Alcune autovetture mi superano, e posso notare gli sguardi perplessi dei passeggeri tramite gli specchietti retrovisore.
Non gli do per nulla peso. Sto sudando, pedalando i tratti in salita senza un briciolo di vento. Sto praticamente facendo una sauna rimanendo fermo, visti i bassissimi chilometri orari di velocità.
Finite le due borracce d’acqua arrivo al limitare della città di Olbia. L’ingresso in città mi ricorda molto quello di Cagliari, con la differenza che la corsia è una sola, fa più caldo ed un paio di macchine mi passano fin troppo vicino. Per il resto l’agonia dura meno, ed appena entrato una bella fontana d’acqua fresca mi permette di darmi una sciacquata e rimpinguare le borracce vuote.
Arrivo in centro e tiro dritto verso il porto per chiedere informazioni nel caso le direttive regionali fossero cambiate nel periodo della mia permanenza in Sardegna. Nessun problema per chi esce, mentre per chi entra è richiesta una certificazione di negatività tramite tampone non più vecchia delle 48 ore al momento dello sbarco.
Torno verso il centro, faccio un giro per le strade della città, mangio la focaccia rimasta e mi fermo in un angolo paradisiaco di quest’ultima, nei pressi della parrocchia di San Paolo apostolo, per assaggiare tre birre artigianali diverse, prodotte vicino a Cagliari.
Nell’attesa del traghetto finisco di scrivere il resoconto del viaggio, mi prendo un bel gelato e quando è ora mi dirigo nuovamente verso il porto, a conclusione di un tour della Sardegna estremamente faticoso ma decisamente appagante in termini di natura, persone e cibo. Non ci tornerò in bici, ne sono quasi certo. Ma il mio cuore è rimasto in una lunga discesa che porta a Fluminimaggiore, e nella città di Orgosolo.
Qui ci tornerò sicuramente, un giorno, magari in macchina.
Concludo qua questo racconto, è ora di ricominciare a lavorare, a sognare e pianificare il prossimo tour. Grazie a te che hai letto fino a qui. Grazie per aver viaggiato con me. Ci rivedremo presto, per il prossimo racconto di viaggio!