Sveglia alle 6, ripiego la tenda bagnata a causa della condensa, metto tutto nelle borse e riparto.
Torno indietro di qualche centinaia di metri per rifocillarmi d’acqua al primo parchetto pubblico.
È ora, Ciclovia Valtellina, vediamo cosa mi aspetta.
L’inizio è folgorante! Una pista ciclabile asfaltata completamente immersa nel verde, lungo il fiume Adda. Ci sono solo io. Qualche auto di alcuni pescatori mattinieri sosta sulle sponde del fiume.
Allevamenti di cavalli alla mia destra. Acqua azzurra-biancastra sulla mia sinistra. Mi vengono i brividi.
La ciclovia è perfettamente segnalata ad ogni bivio. Ogni certo numero di chilometri un’area di sosta con altalene, tavolo e fontana d’acqua sbuca all’improvviso lungo il percorso.
In prossimità di un’area di sosta, un cartello indica i chilometri mancanti all’area picnic successiva. Come in autostrada. Sbalorditivo.
“Sembra quasi di essere in Canada” sono le parole di una turista californiana con la quale ho avuto il piacere di scambiare due parole ieri nell’attesa del traghetto.
Sembra quasi di essere in Canada, penso.
La pista ciclabile scorre insolitamente lontano dai centri abitati, per cui è solo intorno alle 9:30 che mi fermo per fare colazione nel primo bar che incontro.
Dai discorsi dei locali, sono capitato in un paese no-vax, nemmeno la ragazza dietro al bancone indossa la mascherina. D’altronde è un paesino talmente piccolo che probabilmente non avranno nemmeno avuto casi. Mi sento quasi in imbarazzo ad indossarla per entrare ed uscire dal locale per pagare.
Riprendo la mia tranquilla gita quotidiana, perché è di questo che si tratta oggi. Il dislivello è quasi pari a zero, l’unico sforzo è dato dal voluminoso bagaglio sul portapacchi posteriore che mi trascino dietro.
La strada si dipana dalla vegetazione che costeggia la vicinanza del lago, per fare spazio alla catena montuosa che sovrasta il fiume Adda.
Per puro caso incontro un negozio di bici e mi fermo a chiedere se per chance avessero un cerchione adatto alla mia bici. Mi rispondono negativamente ma mi rincuorano dicendomi che nel weekend tutti i ciclisti sono aperti per via dei noleggi, per cui se ho fortuna potrei trovarlo a Bormio.
Una coppia di signori con la bici elettrica mi sorpassa. Li ritrovo pochi chilometri dopo ad una fontana e non ci penso due volte a fermarmi per fare rifornimento anche se non strettamente necessario.
Mi consigliano un paio di negozi presso cui chiedere per il pezzo di ricambio.
La strada, gli ultimi 30 chilometri prima di Bormio, inizia a salire.
Maledico mentalmente Google Maps, che quando lo consultai ieri sera, diceva chiaramente “prevalentemente pianeggiante”.
Mai fidarsi della tecnologia.
In un paio di brevi strappi sono costretto a spingere la bici. Solitamente in queste occasioni qualche ciclista con la bici da strada mi supera. Ed io, immancabilmente penso a quello che starà pensando di me, vedendomi spingere. Penserà che sono uno sbruffone senza allenamento, alle prime armi. “Non poteva superarmi poco prima, mentre ero in piedi sui pedali?”. Magari avrebbe pensato che ero un figo.
A sette chilometri da Bormio mi trovo di fronte l’ennesimo muro, questa volta intuisco subito che sarà sicuramente più lungo degli altri. Mi fermo ai piedi, bevo e consulto Google Maps (ma perché?!?).
Due centro metri di dislivello, prima di Bormio. Questa è l’ultima fatica della giornata. Un moto di orgoglio mi invade, una ragazza mi passa di fianco e capisco che è questo il momento: in piedi sui pedali mi metto a ruota e mi lascio “tirare” dalla ragazza. Non mollo un colpo, ma la stanchezza, sia fisica che mentale, si fa sentire.
Un ragazzo sopraggiunge in direzione opposta, e fa inversione a U subito dietro di me. Mente mi supera gli urlo due volte: “quanto manca!!?!!”
“È finita, da lì sopra spiana lento” mi dice prima di ricongiungersi alla ragazza di fronte a me.
Ah, mai più parole furono accolte con gaudio! Ultimo sforzo: la ciclabile devia sulla sinistra rispetto alla strada principale e mi ci butto. Sono nuovamente a livello del fiume, sponde ampie e tranquille scorrono al mio fianco. Intorno una canzone per aiutarmi a dimenticare quanto io sia stanco in questo preciso istante. Incrocio nuovamente la coppia di prima, mi chiedono dove sto andando.
Ho la forza di urlare solamente che “Stasera dormo a Bormio”.
Non ho le energie né le facoltà per intavolare un discorso più completo. Non sapranno mai che ieri ero a Milano, che stamattina mi sono svegliato alle 6, che ho pedalato sino alle 17 fermando solo mezz’ora per pranzare. Che ho un cerchio rotto ed ovalizzato e che il movimento centrale fa un rumore tutt’altro che rassicurante. Che a Bormio cercherò un ricambio, per permettermi di affrontare il famigerato passo delle Stelvio, lunedì. Non sapranno mai tutte queste cose, e d’altronde non penso nemmeno che interessi loro. Li saluto con un sorriso, e li guardo allontanarsi piano piano.
Mancano cinque chilometri a Bormio ed inizia a piovere. Percorro tutti e cinque i chilometri senza battere ciglio, tanto sono più sudato di quanto la pioggia possa bagnarmi.
Solo una volta entrato in città indosso il k-way, ma è praticamente solo scena.
Mi fermo dal primo ciclista, per chiedere se per caso avesse un cerchione. Risposta negativa.
Il secondo mi dice di sì, ma mi illude clamorosamente quando si accorge che è un’altra misura. Chiama due altri negozi, ma anche qua la risposta è negativa. Alla fine mi dice: “Ho solo quello” indicando una bici ferma fuori dal negozio, bici non sua. Mi dice che se non trovo altro, penserà ad un modo per sostituire il cerchio alla bici del cliente. Ci salutiamo sotto la pioggia, dico loro che se non dovessero più rivedermi vuol dire che ho risolto il problema.
Provo un’altro ciclista. Quando mi vede arrivare mi anticipa dicendomi: “Ti serve un cerchio da 29”, vero?”
Scoppio a ridere, ed annuisco. Mi hanno chiamato prima, prova da quest’altro ciclista. E mi spiega la strada per filo e per segno.
Ci sono gli ultimi due negozi della città, oramai non ho molta più speranza.
Ancora fumata nera nel primo negozio.
E poi, così dal nulla, l’ultimo negozio del paese mi tira fuori due cerchi, delle dimensioni corrette ed adattabili alla mia. Non mi sembra vero.
Ci mettiamo d’accordo per trovarci alle 9 domattina, appena apre.
Gli confido che vorrei fare un controllo veloce anche ad un paio di altre componenti nel frattempo e che comunque domani avrei riposato anche per le previsioni meteo sono pessime.
Ottimo, prenoto al volo un hotel (cifre astronomiche) a due minuti a piedi dalla cicloofficina. Arrivo in hotel, smonto, doccia ed esco per cena. I primi cinque locali che chiamo sono pieni. Incredibile, sembra che Bormio non conosca crisi. Trovo alla fine una steck house: primo tavolo disponibile dopo due ore!
Decido di ammazzare il tempo con un aperitivo, scrivo il resoconto della giornata. Ripenso alla fortuna di oggi. Giornata splendida, ricambio trovato, letto comodo. Sedici gradi. Ci metterei la firma!
Giornata fantastica, l’ho già detto?
Prendo un bel pezzo di carne per cena. Sfogliando svogliatamente Facebook vedo un post di Davide Travelli (un cicloturista d’esperienza molto conosciuto tra gli addetti ai lavoro). È a Sondrio a pochi chilometri da me. Gli scrivo di botto, dicendogli che sono a Bormio. Mi risponde che arriverà domani. Non ci credo. Ci sentiamo velocemente e ci mettiamo d’accordo per l’indomani.
Finisco cena che ricomincia a diluviare. Corro in hotel, un letto confortevole, per questa notte, mi aspetta. Confidando nel bel tempo di lunedì, mi addormento pensando alla giornata di domani, sperando che tutto fili liscio con la bici.
Il passo dello Stelvio mi sta aspettando!