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DAY #3: Bormio / #4: Bormio > Laudes 52km

Sveglia alle 7. Scendo per fare un’abbondante colazione e poi corro in bici dal meccanico. Ripassiamo velocemente il lavoro da fare, diamo un’ultima occhiata al nuovo cerchio ed esco, tranquillo di lasciare la mia “Xena” in buone mani.
Giro per il centro, come il classico turista di montagna. Solo l’abbigliamento (estivo e leggero) mi contraddistingue da tutti gli altri villeggianti i quali indossano vestiti di marca, pile e pantaloni lunghi.
L’unico posto che trovo aperto di domenica a pranzo dopo le 14 è una pizzeria, a pochi passi dal ciclista. Quando riaprono nel pomeriggio non hanno ancora finito per cui faccio ancora un breve giro. Mi fermo a scrivere due righe su una panchina poco distante dal negozio, prima di ritornare dalla mia bici. Ne approfitto anche per cercare un hotel più economico visto che i prezzi a Bormio sono esorbitanti.
Finalmente la bicicletta è pronta: esco per un breve giro di prova in salita. Il cambio risponde perfettamente con la nuova catena, la ruota non cigola più, ed anche il movimento centrale gira che è una meraviglia. Pago e mi porto via il vecchio cerchione. Sono un sentimentale, lo so, ma dopo tutti questi chilometri macinati insieme non me la sono sentita di abbandonarlo in un’officina a Bormio..

Cambio hotel, perché l’Hotel Funivia offre dei prezzi leggermente più competitivi rispetto a quello della notte scorsa. La cosa interessante di questi posti è che ciascuno hotel ha a disposizione una bike room, dove poter lasciare la bicicletta chiusa per la notte, e questo in particolare dispone di una piccola officina dedicata alle bici, con cavalletti, attrezzi di varie tipologie ed ovviamente pompa per le camere d’aria.
Ne approfitto infatti subito per gonfiare ancora un pò la ruota posteriore, visto il peso che dovrà sopportare.

Entro in camera e vedo subito due chiamate perse di Davide. Lo richiamo e ci diamo appuntamento per domani mattina, alle porte di Bormio, per iniziare insieme la salita verso Passo dello Stelvio. Lui questa sera dorme a casa di alcuni ragazzi, trovati grazie a WarmShower.

Bormio
Bormio

DAY #4: BORMIO > LAUDES 52KM

Mi sveglio presto, impacchetto tutto e scendo a fare colazione. Davide mi scrive che ha finito colazione, e che sta preparandosi a partire. Non posso tergiversare come mio solito, penso tra me e me.
Mangio poco, preferisco tenermi leggero per il Passo dello Stelvio. Carico la bici di fretta, lego il vecchio cerchione trasversalmente sulle borse posteriori ed esco dal garage dell’hotel.
Torno indietro di qualche centinaio di metri per andargli incontro. Mi fermo sotto una pensilina dell’autobus, lato strada. Il tempo non è dei migliori, fa freschino, ma sono pronto. Mi sento bene, le gambe hanno retto questi due giorni. Il fiato sembra esserci. Sono ottimista. Non so quanto devo aspettare, forse quindici, venti minuti da quello che mi ha scritto Davide.

Dopo cinque minuti invece, noto un’esile figura arrancare dietro una bicicletta carica all’inverosimile. Non può essere che Davide, penso. Man mano che si avvicina riconosco i tratti oramai famigliari, grazie alle numerose foto viste su Instagram. Ci salutiamo come dei vecchi amici, nonostante sia la prima volta che ci vediamo dal vivo. Foto di rito e subito si riparte per aggredire i polpacci della salita allo Stelvio.

Prima sosta da un fioraio, poco dopo i primi tornanti, per fare rifornimento di acqua. Da qui, si sale, lentamente, costantemente, con brevi soste mirate per dissetarsi ed adeguare il vestiario ai cambiamenti repentini del cielo. Circa a metà ci fermiamo a bordo strada per fare una sosta e mangiare qualche tarallo. Ne approfitto per ingurgitare due pezzi di cioccolato fondente. Stiamo andando bene, al ritmo giusto. Io sempre in testa a guidare, Davide pochi metri dopo segue con il suo passo. Di tanto in tanto gruppi di ciclisti ci sorpassano, chi con le bici da corsa, chi con quelle elettriche. Mentre sto facendo un video per riprendere la fila di ciclisti alle nostre spalle ed il magnifico panorama alla nostra sinistra, alcuni ciclisti esultano e salutano in camera, incitandoci. D’altronde non penso sia frequente trovare due cicloviaggiatori con le borse (e che borse) scalare il Passo dello Stelvio.

Ad un certo punto una signora con una maglia fucsia ci supera a tutta birra sulla sinistra. Cavolo, un motorino penso mentre la osservo avvicinarsi e poi sfrecciare dallo specchietto retrovisore della bici.
Quando mi affianca, però, noto con rammarico che cavalca una bici elettrica. Non sono nemmeno riuscito a vederla in volto, talmente tanto veloce mi ha superato. Da dietro arriva qualche imprecazione bergamasca, che sottoscrivo interamente.

Piove a tratti, io guido sempre il duo. Al bivio con la Svizzera, e il passo Umbrail, scambio due parole con un camperista, che si è appena fermato in una piazzola di sosta. E’ targato “CN” per cui mi riesce facile chiedergli in piemontese se viene da Cuneo. Alla faccia confusa intuisco che di piemontese sappia poco, per cui provo con l’italiano. E’ di Pinerolo, nel torinese, solo la targa del camper è cuneese. Si intrattiene per cinque minuti ed ho modo anche di parlare con la moglie ed una delle figlie. Ripartono, verso Bormio, ed io prendo in mano il telefono per controllare quanto manca, mentre Davide sopraggiunge sullo spiazzo. Mancano pochi tornanti, i più duri della salita, stretti e corti. Ma poi, finalmente, ecco l’agognato cartello che sancisce la fine di questa lenta agonia. Passo dello Stelvio, 2758 s.l.m.

Facciamo un giro veloce tra i vari locali per trovare quello che maggiormente ci ispira per riposare un pochino prima di intraprendere la discesa. La scelta ricade alla fine sull’Hotel Ristorante Perego, il quale ha una salita sulla quale possiamo spingere le bici, ed una vetrata rivolta sulla terrazza che ci da modo di avere le bici sempre sott’occhio. Il menù è limitato, ma ha tutto quello di cui si può aver bisogno. Pasta, pizza, carne, polenta o zuppe, accompagnati da diversi contorni di verdure a scelta. Opto per i pizzoccheri accompagnati da un tagliere di formaggi e salumi. Davide inizia con una zuppa di verdure, per poi finirla ed ordinarne un’altra. Birra per entrambi. Mangiamo con calma, e riscaldiamo le ossa infreddolite dal clima.

Dopo pranzo procediamo con la fase di vestizione, in previsione della discesa sotto la pioggia che ci aspetta. Ci bardiamo che sembriamo pronti per una spedizione al Polo Nord (che attualmente è la vera destinazione intermedia di Davide). Ripristiniamo le borse sulle bici, rapido controllo per non dimenticare nulla e si ritorna in sella. Il tempo di fare due tornanti ed incrociamo una coppia di cicloviaggiatori, con giacche e borse rosse. Faccio in tempo a salutare, che noto Davide fermarsi. Torno indietro e scopro così che sono la coppia francese di cui Davide mi aveva accennato poche ore prima. Li ha incontrati ieri l’altro, e mi unisco al gruppetto per qualche minuto. Dopo i convenevoli di rito, scopro che abbiamo un pezzo di itinerario in comune, anche loro faranno Passo Pordoi (che è sul mio itinerario) per poi dirigersi a Cortina d’Ampezzo. Il loro viaggio però si concluderà solo dopo un anno e mezzo circa, in Nepal.

Sono Camille ed Antoine di Migratory Bikes, e sono partiti un mese fa da Montpellier, in Francia. Hanno attraversato le Alpi, e si terranno nel nord Italia per approfittare dei meravigliosi scorci naturali offerti dalle nostre montagne. Hanno qualche sponsor tecnico, ma roba davvero di poco conto. Dormono ogni notte in tenda e si stanno dirigendo verso il confine con la Slovenia. La loro meta finale è il Nepal, ma il motivo ancora non mi è ben chiaro.
Alla fine ci fermiamo per circa mezz’ora, tra un discorso tecnico e qualche consiglio. Scambio i contatti con la coppia, con la promessa che ci saremmo ritrovati in un paio di giorni. Il mio itinerario iniziale prevedeva, dopo lo Stelvio, di raggiungere Curon Venosta e di tornare indietro. Un nuovo tragitto prende forma, mentre le mie stesse parole riecheggiano nella mia testa:
“Non esco dai confini nazionali, tranquilli” dissi alla mia famiglia prima di partire.

Riprendiamo a scendere, ed una bella grandinata sferza i nostri volti giusto cinque minuti. Quel poco per ricordarmi che con la montagna non si scherza. La grandine diventa subito pioggia, poi pioviggine per poi lasciare lo spazio ad una serie di splendidi arcobaleni uno sopra l’altro proprio sulla sommità del Passo Umbrail.

Io e Davide in discesa sullo Stelvio. Foto di Antoine Jouvenel.

Faccio andare almeno metà delle pastiglie dei freni prima di effettuare la mia prima pedalata del pomeriggio. Siamo poco prima di Laudes quando finalmente possiamo tornare a pedalare. Circa trenta chilometri di discesa in questa gola ripida, ma piena di colori, tra mucche variopinte, un altro arco baleno ed un’erba verde che mi fa proprio pensare al famoso detto “L’erba del vicino è sempre la più verde”. Siamo in Svizzera, il primo “paese straniero” per la mia Xena.

Iniziamo a cercare un riparo per la notte. Individuiamo un porticato che sarebbe l’ideale per le nostre tende, ma la proprietaria non c’è e per questo motivo chiediamo ad una vicina, che si mette in contatto per noi. Dopo una buona mezzora di attesa la risposta negativa un po’ ci demoralizza, visto che già ci eravamo mentalmente suddivisi gli spazi e studiato come posizionare le tende. Ripartiamo e notiamo un signore dentro un impianto sportivo, dotato di ampio garage per gli attrezzi. Vorremmo chiedergli se ha spazio per un paio di tende, ma il signore in questione è al telefono con il capo di stato maggiore delle Guardie Svizzere e per questo non ci degna di uno sguardo per i quindici minuti successivi al nostro arrivo. Decidiamo quindi di proseguire oltre, finché non intravedo un piccolo portico, grande quanto basta per un’utilitaria. Davide, come sempre in avanscoperta in questi casi, chiede alla signora che abita di sopra se possiamo spendere la notte al riparto di quel portico. Non è lei la titolare, ma dopo una chiamata veloce ci da l’okay a procedere. E’ fatta, sull’altro lato della stradina è presente anche una fontana pubblica: non potevamo chiedere di meglio.

Perché va Davide a chiedere ospitalità, ti starai chiedendo? E’ presto detto: lui sta facendo il giro del mondo, io in confronto sono solo un turista. A chi dei due offriresti più volentieri un riparo per la notte?

Dopo aver montato il campo, Davide si prepara un bel piatto di pasta e pomodori, mentre io finisco alcuni affettati e del pane che mi porto dietro da pranzo. Nel frattempo scende un pò di pioggia, ed osserviamo il porfido di fronte a noi bagnarsi lentamente, restando al riparo del porticato.
Approfittiamo anche di una presa di corrente per ricaricare i nostri telefoni durante la notte.

Il campo base

Anche questa è andata, penso io. Un’altra notte passata all’asciutto..

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