GrossOnTour

DAY #8: Ortisei / #9: Ortisei > Passo Sella 23km

Smonto con estrema calma, aspettando segnali di vita dalla coppia francese. Alcuni vestiti e le scarpe sono ancora bagnati per cui li espongo al sole ed attendo che si asciughino meglio.
Intorno alle 10:30 sono quasi pronto a ripartire: solo le scarpe sono ancora un po’ umide ma non mi resta che metterle via ed incominciare a scendere. I ragazzi francesi stanno per arrivare con la funivia.

Mentre mi dirigo al punto di ritrovo, cioè il ristorante presso il qual i ragazzi hanno lasciato le bici, mi fermo per fare colazione. Nel frattempo la coppia passa davanti al bar e riconoscendo la bicicletta appoggiata all’esterno, si fermano ad aspettarmi. Proseguiamo insieme ed andiamo a recuperare le loro biciclette. Abbiamo deciso di prendere un’altra funivia, la “Raisceda“, sulla quale possiamo portare anche le biciclette. Dormiremo una notte in cima per poi scendere l’indomani con calma.

Cerchiamo un ristorante aperto per pranzo e per ricaricare le batterie dei vari apparati elettronici, siccome sono diversi giorni oramai che viaggiamo senza possibilità di poterci attaccare alla corrente. Troviamo un ristorante sull’altro lato del paese, lungo la statale, che pare abbia prezzi ragionevoli rispetto al caro vita di queste montagne. Io mi prendo una zuppa mentre i ragazzi provano una pizza, le cui dimensioni scordano il piatto nel quale viene servita. Il locale è frequentato da lavoratori e gente del posto, per cui la scelta si è rivelata ottima.

Torniamo in centro per fare rifornimento di acqua e birra: oggi è il compleanno di Antoine per cui brinderemo alla sua salute a cena. Ne approfitto per comprare anche del cioccolato ed una grappa alla mela e pera: mi piaceva la bottiglia.
Fatte le scorte ci dirigiamo verso la funivia, che in realtà scopro essere una funicolare: infatti ce ne sono due, che si scambiano a metà strada correndo su dei binari lungo tutto il percorso. Tragitto che prevede l’attraversamento di un ponte costruito appositamente per la cabinovia in fase di rinnovo, pochi anni prima.

Con 23€ facciamo andata e ritorno: umano più bicicletta. Il bigliettaio infatti ci sconsiglia vivamente di fare la discesa con le nostre biciclette cariche e prive di sospensioni. Ci confida di essere un appassionato cicloamatore e, conoscendo la strada, ci suggerisce fermamente ma in maniera molto cortese di non percorrerla in bicicletta. Per questo motivo ci fidiamo e compriamo andata e ritorno.
Salendo con la funicolare, alla fine, possiamo effettivamente constatare che la strada è molto ripida in alcuni punti, e rovinata dall’acqua in altri. Abbiamo fatto bene a fidarci.

Scendiamo dalla funicolare e subito iniziamo a spingere la bicicletta a braccia. Arrivati nei pressi della Malga Cason, un escursionista ci dice che dovremo tirare la bici braccia ancora per qualche centinaio di metri perché la discesa in quel punto è molto ripida e la strada abbastanza difficoltosa. Scendiamo quindi due “muri” trattenendo e frenando la bici, finché non raggiungiamo un punto in cui parte una strada sterrata leggermente in salita, ma decisamente percorribile in bici.

Pedaliamo per una quindicina di minuti, finché non troviamo un punto panoramico, pochi metri al di sotto della strada, ideale per la notte. Essendo il sole ancora alto, proseguiamo per alcuni minuti per vedere se c’è un posto migliore, ma constatato che oltre ci sono delle mucche al pascolo libero, torniamo indietro e ci apprestiamo a montare il campo. Vicino a noi c’è anche un fresco ruscello di montagna, Antoine ne approfitta per lavare qualche vestito, io per fare una doccia con la sacca portatile da 10 litri che mi porto sempre dietro e che presto anche ai ragazzi.
Brindisi e birra serale, di fronte ad uno spettacolo montuoso degno di nota.

Poco prima del tramonto arrivano dei malgari che si fermano con l’auto poco sopra di noi. Salgo per chiedere loro se ci fossero problemi per le mucche ed il pascolo con la nostra presenza lì, ma mi rassicurano comunicandomi che loro resteranno sull’altro crinale fino a domattina, quando poi arriveranno per abbeverarsi al ruscello.

Restiamo svegli finché non cala la notte, con la speranza che le nuvole ci permettano di intravedere la volta celeste, ma stanotte non siamo fortunati. Le nuvole coprono le stelle tutto intorno a noi per cui ci rintaniamo nelle nostre tende e ci mettiamo a dormire.

DAY #9: ORTISEI > PASSO SELLA 23KM

Mi sveglio presto, come consuetudine ormai, e faccio qualche ripresa con il drone e qualche foto nonostante alcune nuvole residue.

Smontiamo il campo con estrema calma, i vestiti di Antoine sono ancora umidi ed in fondo non abbiamo molta fretta. L’obiettivo di oggi é il Passo Sella che dista solamente una ventina di chilometri anche se ci aspetta un bel dislivello positivo.
Ci dirigiamo verso la funicolare, e ai piedi della ripida salita che ieri abbiamo percorso con i freni tirati delle bici, io metto il cavalletto alla mia bicicletta e inizio a spingere la bici di Antoine da dietro. Dobbiamo fermarci circa a metà per riprendere fiato, e faremo ancora una breve sosta quasi in cima. La sua bici pesa davvero molto, e la salita è decisamente ripida. Quando siamo quasi in cima, torno sui miei passi per dare una mano a Camille, che nel frattempo aveva iniziato la salita spingendo la bici da sola. Con una sola mano, mi metto dietro e l’aiuto ad arrivare in cima. Nonostante il peso, lei dimostra una forza muscolare che apparentemente non avrei immaginato. D’altronde è fondamentale in questa tipologia di viaggio riuscire a spingere la propria bicicletta. Scendo nuovamente, questa volta con Antoine, per recuperare la mia bici. Anche questa volta ci fermiamo almeno in un’occasione per rifiatare. Poco dopo anche Camille ci raggiunge e completiamo la salita in un baleno.

Una cosa ho realizzato tra ieri ed oggi. Venendo quassù in bicicletta, e ascoltando le parole del bigliettaio, sapevamo perfettamente cosa ci sarebbe aspettato. Anche se mai ci saremmo potuti immaginare, ieri sera, di dover percorrere alcune centinaia di metri a piedi frenando la bicicletta per via del terreno sconnesso e della pendenza a scendere.
Ma durante la cena, e questa mattina, avevamo già visualizzato che nel caso non fossimo riusciti a riportare su le bici, avremmo smontato i bagagli e fatto più giri. Fortunatamente ciò non si è reso necessario, ma è stato lampante che se fossi stato da solo, quasi sicuramente non sarei mai salito fin lassù, vuoi per la scomodità del luogo, sia per il fatto che una fatica del genere difficilmente avrebbe ripagato.
Invece, lo stesso percorso, gli stessi sforzi, la stessa fatica e lo stesso panorama fatto con degli amici ha reso questa due giorni una delle esperienze più indimenticabili di questo viaggio. Sia perché il panorama, la cena ed il tempo trascorso in compagnia sono stati qualitativamente elevati, sia perché lo sforzo suddiviso tra tutti, in fin dei conti, è risultato meno impegnativo di quanto ci aspettassimo.

Stefano Grosso

Arrivati nuovamente ad Orosei torniamo nello stesso ristorante di ieri per ricaricare le ultime cose e perché la pizza era davvero squisita. Il cameriere è un pò sorpreso di vederci, quando per la seconda volta in due giorni ci ripresentiamo all’ingresso del Ristorante Lamm. D’altronde è davvero inusuale che dei cicloviaggiatori capitino per due volte di fila nello stesso locale. A sto giro io e Antoine prendiamo la pizza mentre Camille una delle zuppe del menu.
Dopo pranzo riprendiamo a salire, ma siamo tutti un pò con le “pile scariche” sia per gli enormi sforzi sostenuti in questi giorni, sia per il poco sonno dovuto alle foto notturne e alla scomodità di dormire in tenda in montagna quando non si è perfettamente in piano. Ci fermiamo numerose volte, sia per bere che per vestirci siccome, come previsto, ha ripreso nuovamente a piovere.

Al termine dell’ennesima pausa, vediamo una coppia di cicloviaggiatori alle nostre spalle, ad un incrocio qualche decina di metri più in basso rispetto alla nostra posizione. Si fermano e ci guardano. Antoine dice che potrebbe essere la coppia che ha visto passare sulla statale a pranzo, mentre eravamo al ristorante.
Gli faccio cenno di venire su da questa parte, loro però ripartono e vanno in un’altra direzione rispetto alla nostra. Peccato.

Pochi secondi dopo li vediamo riapparire alle nostre spalle, hanno cambiato idea. Restiamo fermi ad aspettarli e facciamo così conoscenza con questa coppia svizzera da poco partita dal Canton tedesco. Vogliono andare in uno dei parchi nel nord Italia, ci hanno visto ed hanno deciso di deviare leggermente dal percorso per fare qualche chilometro insieme a noi. Riprendiamo a spingere sui pedali, Leonard il ragazzo svizzero è chiaramente ben allenato, ma nemmeno Maira scherza, in sella ad una bellissima bici gravel.

Arriviamo quasi in cima, cioè nel punto in cui Google Maps segna l’arrivo del Passo Sella, ma tutti (tranne il sottoscritto) condividono che mancano ancora qualche centinaia di metri al vero passo ed al suo relativo cartello. Per questo motivo percorriamo gli ultimi due tornanti che restano per scattare le solite e meritate, foto di rito dinnanzi al cartello indicante 2’240 metri s.l.m.

Torniamo indietro di una cinquantina di metri e ci buttiamo in una conca poco sotto la strada. Sta iniziando a piovigginare e dobbiamo affrettarci a trovare un posto abbastanza pianeggiante, ma dove in caso di forte piogge l’acqua non ristagni e un po’ più riparato dato che imperversa un vento abbastanza forte. Perdiamo così almeno dieci minuti buoni a scegliere il posto ideale per piazzarci con tre tende, ma alla fine, evitando una zona melmosa a causa di un ruscello riusciamo a piazzarci poco prima che imperversi la tempesta.

Mi rannicchio all’interno della tenda, e per la seconda volta dall’inizio di questo viaggio indosso la maglia termica all’interno del sacco a pelo. Mentre i ragazzi francesi preparano un couscous, Maira ci raggiunge sotto la pioggia per chiederci se più tardi vogliamo unirci a loro per fare due parole. Così dopo cena, muniti di un’ottima bottiglia di grappa ci raggomitoliamo in cinque in una tenda da tre persone per conoscerci meglio e raccontarci aneddoti di viaggio. Leonard tira fuori il whisky e siamo pronti per questa ennesima nottata all’addiaccio, con la tenda che viene continuamente sbattuta dal vento e dalla pioggia.

Succ Articolo

Precedente Articolo

Lascia un commento

© 2024 GrossOnTour

Tema di Stefano Grosso